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Categorie: Salute e benessere

Infertilità maschile: un aiuto dal vaccino contro il Papillomavirus

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Il vaccino contro il Papillomavirus può essere un’arma preziosa anche contro l’infertilità maschile. A sostenerlo è un team di ricercatori italiani del Servizio di riproduzione umana dell’Azienda ospedaliera di Padova, diretto da Carlo Foresta. Per capire la loro teoria occorre però fare un passo indietro. La difficoltà nell’avere figli, spiegano gli studiosi, spesso vede come responsabile anche il Papillomavirus. In seguito a una serie di analisi, infatti, è stata individuata una connessione fra l’infezione da Hpv di qualsiasi ceppo (alto o basso rischio) e l’infertilità degli uomini. Il virus – e questo è stato dimostrato tramite vari report dei medici padovani – è presente nel liquido seminale del 20 per cento dei pazienti infertili: è fissato agli spermatozoi e ne determina una riduzione della motilità e della vitalità.

A questo punto entriamo nel cuore del discorso. Nel corso del XXX Convegno di medicina della riproduzione in corso ad Abano i medici hanno dimostrato come la somministrazione di un vaccino quadrivalente possa ridurre sensibilmente i tempi di guarigione e consentire un ritorno alla fertilità, nel 40 per cento dei casi entro i sei mesi dalla guarigione dal virus. Generalmente il virus viene eliminato dall’organismo mediante lo sviluppo di anticorpi; tale meccanismo, tuttavia, si concretizza nell’arco di parecchio tempo, anche fino a due anni. E non ci sono terapie che consentano di debellare l’infezione. La questione si fa particolarmente preoccupante nel caso in cui le partner abbiano un’età in cui la fertilità è ormai in declino.

I ricercatori padovani hanno dunque ipotizzato che lo sviluppo e l’incremento degli anticorpi anti-Hpv, indotto mediante la somministrazione del vaccino quadrivalente, possa accelerare la guarigione. Quaranta uomini che presentavano l’infezione da Hpv nel liquido seminale (del ceppo incluso nel vaccino) sono stati seguiti giorno dopo giorno e settimana dopo settimana per valutare la persistenza del virus nel liquido seminale e lo sviluppo di anticorpi indotto dall’iniezione scudo. La presenza di anticorpi indotti dal vaccino ha determinato l’eliminazione dell’infezione nel liquido seminale in circa la metà del tempo necessario ai soggetti non vaccinati. Nei sei mesi successivi alla vaccinazione, inoltre, il 40 per cento dei pazienti ha ottenuto una gravidanza naturale.

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