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Caso Regeni: Giulio arrestato dalla polizia egiziana lo stesso giorno della scomparsa

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Redazione

Giulio Regeni sarebbe stato detenuto dalla polizia e trasferito presso una struttura della Sicurezza nazionale lo stesso giorno in cui è scomparso il 25 gennaio, nell’anniversario della rivoluzionedi Piazza Tahrir

Arrestato dalla polizia egiziana lo stesso giorno della sua scomparsa, questo è quanto sarebbe successo a Giulio Regeni. A riferirlo agenti dell’intelligence egiziana, le fonti hanno dichiarato che Giulio sarebbe stato fermato insieme ad un cittadino egiziano da poliziotti in borghese, nei pressi della stazione metropolitana di Gamal Abdel Nasser. Il motivo per cui i due sarebbero stati fermati non è stato reso noto, quel giorno la sicurezza nella capitale era stata rafforzata nel timore di proteste contro il governo. Dopo l’arresto i due sarebbero stati portati presso la stazione di polizia di Izbakiya, vicino al centro del Cairo. Dopo una mezz’ora Regeni sarebbe stato trasferito a Lazoughili, un complesso della Sicurezza nazionale egiziana.

LA SMENTITA DELL’EGITTO

Il Cairo ha immediatamente smentito la notizia dell’arresto. “Le voci che dicono il contrario sono solo volte a minare le forze di sicurezza egiziane e indebolire le istituzioni statali. Nessuna forza di sicurezza egiziana ha arrestato Regeni, ne’ l’ha detenuto in alcun posto di polizia“. Seconda i media egiziani non c’era bisogno di torturare un giovane straniero che studiava in Egitto, inoltre secondo Mohammed Ibrahim un responsabile media dei servizi di sicurezza nazionale, non ci sarebbe alcun collegamento tra la gestione dei servizi, della polizia e del ministero dell’Interno con la morte di Giulio Regeni: “Non è mai stato arrestato in nessuna stazione di polizia o in nessun luogo dei servizi di sicurezza.” Conclude Mohammed Ibrahim. Nonostante questa smentita l’ipotesi che il lavoro di Regeni,
ricercatore di Cambridge, sul cambiamento del mondo del lavoro in Egitto, aveva sollevato i sospetti della polizia, diventa sempre più reale.

Photo Credits: Twitter

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