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Cronaca

“È come Padre Pio…”. Le intercettazioni shock sul boss Messina Denaro

Pubblicato da
Domenico Coviello

Si stringe il cerchio sul capo di Cosa nostra Matteo Messina Denaro: Polizia, Carabinieri e Direzione investigativa antimafia (Dia) hanno eseguito un provvedimento di fermo nei confronti di 21 presunti affiliati alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna (Trapani). Scioccanti le intercettazioni telefoniche emerse: il super boss latitante è letteralmente considerato dagli affiliati un santo.

Il 22° fermo è stato emesse per il super boss, ancora latitante. Finiscono invece in carcere, come riporta Repubblica.it, i cognati della primula rossa di Castelvetrano: Gaspare Como e Saro Allegra, i mariti di Bice e Giovanna Messina Denaro. Le accuse nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, danneggiamento, detenzione di armi e intestazione fittizia di beni. Tutti reati aggravati dalle modalità mafiose.

LE RETE DEI “PIZZINI”

L’indagine ha consentito di individuare la rete utilizzata dal capo di Cosa nostra per lo smistamento dei “pizzini” con i quali dava le disposizioni agli affiliati. Le indagini di Polizia, Carabinieri e Dia, inoltre, hanno confermato sia il ruolo di vertice di Messina Denaro sulla provincia di Trapani sia quello del cognato, reggente del mandamento di Castelvetrano in seguito all’arresto di altri familiari. Pedinamenti, appostamenti e intercettazioni hanno ribadito come Cosa nostra eserciti un controllo capillare del territorio e ricorra sistematicamente alle intimidazioni per infiltrare il tessuto economico e sociale.

LE INTERCETTAZIONI

“Vedi, una statua gli devono fare…una statua…una statua allo zio Ciccio che vale. Padre Pio ci devono mettere allo zio Ciccio e a quello accanto…Quelli sono i Santi“. Così, secondo quanto riporta il sito web dell’Ansa, alcuni mafiosi fermati dalla Dda di Palermo a marzo scorso parlavano, non sapendo di essere intercettati, di Matteo Messina Denaro e del padre Francesco, capomafia di Castelvetrano morto nel 1998. Don Ciccio e il figlio vengono accostati dai due interlocutori, uno dei quali cognato del boss ricercato, ai santi e a padre Pio, e vengono idolatratati: “Io ho le mie vedute… che c… vuoi?”, prosegue uno dei due. “Significa essere colpevole? Arrestami. Che spacchiu (cavolo ndr.) hai? Che fa? non posso dire quello che penso?”. “È potuto essere stragista…cosa minchia sia a me…le cose giuste”, spiega uno dei due che fa un paragone tra i boss alla classe politica. “Voialtri tanto mangiate. State facendo diventare un paese… l’Italia è uno stivale pieno di merda…uno stivale pieno di merda…le persone sono scontente…questo voi fate…e…glielo posso dire? Arrestami…che minchia vuoi?”. 

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

Pubblicato da
Domenico Coviello

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