Nanga Parbat, Nardi e Ballard dispersi da 6 giorni sotto il terribile sperone Mummery

Il maltempo sta bloccando le operazioni di soccorso di Daniele Nardi e Tom Ballard sulla catena montuosa dell’Himalaya in Asia. I due alpinisti sono dispersi sul Nanga Parbat da sei giorni. Lo riferisce all’Ansa, che lo riporta online, il capo del club di alpinismo del Pakistan, Karrar Haidri.

“Al momento non è possibile alcuna operazione a causa delle intense nevicate e della scarsa visibilità”, ha detto. “È previsto maltempo per i prossimi due giorni, sarà difficile per gli elicotteri decollare“. L’ambasciatore italiano Stefano Pontecorvo conferma via Twitter le cattive condizioni meteo al campo base.
Secondo me sono stati presi da una valanga di blocchi di ghiaccio. Non c’è grande speranza, o c’è quasi zero speranza, che sia ancora possibile trovarli vivi“.

Non si fa illusioni Reinhold Messner. Daniele Nardi e Tom Ballard sono ormai dispersi sul Nanga Parbat da domenica 24 febbraio. Volevano scalare l’inviolato e terribile sperone Mummery. E intanto slittano i soccorsi. Dopo il forfait del team russo impegnato sul K2, è saltato anche il piano B per portare al campo base una squadra con i droni.

La ricostruzione dell’area in cui Nardi e Ballard potrebbero essere stati travolti da una valanga

Il denaro chiesto dalla compagnia degli elicotteri non poteva arrivare in tempo. Tutto rimandato, almeno a domani mattina, 3 marzo. Il problema è dato da tre seracchi, giganteschi blocchi di ghiaccio “che stanno sopra lo sperone Mummery, a sinistra e a destra”, ricorda Messner.

Sul Nanga Parbat, nel 1970, ha perso la vita il fratello di Messner, Gunther. “In base alle fotografie che ho visto oggi”, Nardi e Ballard, scozzese di casa in Val di Fassa, “sono saliti per un pezzo, poi ritornando giù per qualche motivo, forse nel punto più esposto, sono stati presi da blocchi di ghiaccio”.

Al “99,9 per cento sono stati travolti da una valanga generata dal crollo regolare, costante, di uno dei grandi seracchi che sono posti in cima allo sperone”, gli fa eco Simone Moro, che nel 2016 era nella prima e unica spedizione ad aver raggiunto in invernale gli 8.126 metri del Nanga Parbat. Un pericolo “non calcolabile”, dice Messner.

Insomma, spiega: “Chi va sotto rischia la vita. Un alpinista esperto non dovrebbe andare. Nardi ha capito quello che fa. Ballard è un grande alpinista, giovane, ma non ha l’esperienza di questo tipo”. “Sicuramente – sostiene Messner – i soccorritori fanno di tutto per trovare una risposta su cosa è successo, dove è successo”. Ma le operazioni di ricerca rallentano. Dopo i sorvoli di ieri, oggi gli elicotteri sono stati fermi.

Daniele Nardi

La famiglia di Daniele Nardi – scrive su Facebook lo staff dell’alpinista – si è resa disponibile al pagamento delle somme necessarie, i tempi tecnici di fatto impediscono il trasferimento di ingenti somme in poche ore”. L’Italia, “tramite l’Ambasciatore Stefano Pontecorvo, ha lavorato per cercare di risolvere la situazione cercando di capire le motivazioni di tale ritardo”.

Quindi “in accordo con le informazioni forniteci, la partenza degli elicotteri è stata fermata dal meteo che è peggiorato”. Le ricerche si concentreranno sullo sperone Mummery, dove video girati dal campo base testimoniano il continuo crollo di seracchi. “D’inverno Nardi l’ha tentato più volte – ricorda Messner -, lui stesso ha scritto che nessuno è mai uscito vivo da questo sperone. E purtroppo questa sua frase è vera”.

Il Nanga Parbat, una delle maggiori vette del mondo: 8.126 metri di altitudine