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Cronaca

Emergenza meningite: colpito un bambino di 8 anni. Le regole per prevenire l’infezione

Pubblicato da
Domenico Coviello

Prevenire la meningite. Ecco cosa possiamo fare. Alla luce di un nuovo caso in Toscana dove un bimbo è stato ricoverato in prognosi riservata.

Grave emergenza meningite in Toscana: ricoverato all’ospedale Meyer di Firenze un bambino di 8 anni colpito dal ceppo C della malattia. Il bimbo è di Livorno. Ora si trova all’ospedale pediatrico in prognosi riservata. Di ieri 22 novembre la notizia della morte, all’ospedale di Livorno, un mese dopo il suo ricovero, di Lilia Agata Caputo, 64 anni, originaria di Rimini, ma residente a Viareggio (Lucca). La donna è deceduta a causa di complicazioni legate a una vasculite cerebrale. Per l’ex insegnante, in pensione dalla scorso anno, il calvario era iniziato il 24 ottobre con febbre alta: da allora la situazione non è più migliorata. E oggi, mercoledì 23 novembre, sarà allestita a Viareggio, dalle 15, la camera ardente presso la sede della Croce Rossa Italiana in via Macchivalli. I funerali si terranno domani pomeriggio alle 15,30 nella chiesa di Sant’Antonio. (LEGGI ANCHE: ALLARME MENINGITE, SECONDA VITTIMA IN DUE GIORNI).

DUE MORTI IN DUE GIORNI

Ma in Toscana è il secondo decesso per meningite in due giorni: anche una donna di Firenze ha perso la vita. La paziente ha frequentato il locale “Winter Suite” in lungarno Aldo Moro a Firenze, nella nottata fra il 12 ed il 13 novembre 2016. Lo riporta una nota dell’azienda Usl Toscana Centro in cui aggiunge che “solo ed esclusivamente per chi si trovava nel suddetto locale in quella serata è raccomandata la profilassi antibiotica da assumere il prima possibile su indicazione medica. L’invito non riguarda coloro che si sono recati nel locale in date diverse”. Per la profilassi antibiotica gli interessati possono rivolgersi al medico di famiglia, ai servizi di guardia medica oppure ai servizi di igiene pubblica competenti per territorio secondo il comune di residenza o di domicilio. L’azienda sanitaria ricorda che “la profilassi dovrà essere eseguita anche se è già stata effettuata la vaccinazione anti-meningococcica“.

COSA FARE PER EVITARE LA MALATTIA

L’Istituto Superiore di Sanità ribadisce che in Toscana non bisogna abbassare la guardia e che è necessaria anche la vaccinazione degli adulti. E cresce la necessità di comprendere cosa occorre fare per prevenire, per quanto possibile, un’infezione da meningite.

VACCINARSI

In primo luogo occorre vaccinarsi. Non è difficile e lo si può fare a tutte le età, fatte salve le cautele necessarie per le persone anziane. Il primo passo da compiere è parlarne col proprio medico di famiglia che vi potrà indirizzare presso gli uffici o direttamente gli infermieri dell’Asl preposti al servizio. La vaccinazione consiste in una semplicissima puntura sul braccio.

FAR CIRCOLARE L’ARIA

Altra regola importante è cercare di frequentare il meno possibile luoghi estremamente affollati e senza ricircolo d’aria. Basta socchiudere la finestra, però: il batterio della meningite sopravvive pochissimo fuori dall’organismo umano. Si annida infatti, spesso, nel naso o nella gola, e la trasmissione avviene da persona a persona attraverso secrezioni respiratorie, ma questi batteri fuori dell’organismo sopravvivono solo per pochi minuti.

RICONOSCERE I SINTOMI

Nelle prime dieci ore dall’avvenuto contagio compare la febbre e uno stato di spossatezza che ricorda l’influenza. Successivamente subentra il mal di testa che può diventare forte, compare rigidità muscolare e la febbre diventa alta. Dopo circa venti ore si presentano sintomi gravi come perdita di conoscenza, convulsioni, macchie sul corpo. La cosa importante è chiamare subito il medico o il 118: un intervento di soccorso tempestivo è fondamentale.

PROFILASSI

Nei primi dieci giorni da un possibile contagio è bene fare un’accurata profilassi, ovvero una terapia antibiotica specifica: più è precoce, maggiori le probabilità che la malattia guarisca. La contagiosità è comunque bassa, e i casi secondari sono rari anche se possono dare origine a focolai epidemici.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

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