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Referendum Turchia, l’Europa contro Erdogan: “2,5 milioni di schede truccate”

Pubblicato da
Domenico Coviello

Recep Tayyip Erdogan diventa super-presidente della Turchia con poteri quasi assoluti, ma la Turchia resta spaccata in due. E scoppiano le polemiche sui brogli. L’Osce, l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa, attacca a testa bassa: “Non è un voto democratico”. Donald Trump però se ne infischia e si congratula con Erdogan

“Il voto non è stato all’altezza degli standard del Consiglio d’Europa” e “il contesto legale è stato inadeguato allo svolgimento di un processo genuinamente democratico”. Così l’Osce ha bocciato in pieno il risultato del referendum in Turchia, che si è svolto domenica 16 aprile. Come previsto dai sondaggi, il cruciale referendum costituzionale che blinda il “Sultano” fino al 2034 finisce con un testa a testa.

L’OPPOSIZIONE: “IL 37% DELLE SCHEDE È FASULLO”

Il “sì” vince con il 51,2%, con un margine di poco di un milione di voti di vantaggio. Ma è un successo macchiato da forti polemiche sui brogli, con l’opposizione che annuncia di voler contestare almeno il 37% delle schede dopo che il Consiglio elettorale supremo (Ysk) ha autorizzato, per la prima volta in Turchia, il conteggio tra i voti validi di schede non timbrate, salvo esplicite prove di frodi.

MA TRUMP SI CONGRATULA COL “SULTANO”

Delle polemiche sui brogli sembra non interessarsene il presidente americano, Donald Trump, che ha telefonato al collega turco, Recep Tayyip Erdogan, “per felicitarsi per il successo nel referendum”. Lo ha riferito la Casa Bianca, confermando l’anticipazione dell’agenzia turca Anadolu. Nessun riferimento nel comunicato Usa alle accuse di brogli lanciate dall’opposizione.

L’ANATOLIA COL PRESIDENTE, LE METROPOLI CONTRO

“I nostri dati indicano una manipolazione tra il 3 e il 4%, da stamani abbiamo individuato 2,5 milioni di voti problematici“, ha denunciato il vice-leader dei kemalisti del Chp, Erdal Aksunger. A decidere la vittoria di Erdogan è stato ancora una volta lo zoccolo duro dei suoi sostenitori nell’Anatolia profonda, islamica e tradizionalista, mentre deludente è apparso l’apporto dei nazionalisti del Mhp, a loro volta spaccati sulla scelta referendaria. Al presidente hanno voltato le spalle le grandi metropoli, dove il suo Akp governa da più di vent’anni. A Istanbul e nella capitale Ankara il “no” è sopra il 51%, mentre a Smirne, terza città del Paese e storica roccaforte laica, sfiora il 70%. Anche i curdi, duramente colpiti dalla repressione prima e dopo il fallito golpe della scorsa estate, si sono espressi in maggioranza contro Erdogan.

DETERMINANTE IL VOTO ALL’ESTERO

Alta la partecipazione al voto, come da tradizione in Turchia. L’affluenza finale è dell’84%, mentre fa il record l’affluenza all’estero, superando il 45%. Con gli emigrati, la retorica nazionalista anti-Ue ha funzionato. Il “sì” all’estero sfiora il 60%, va anche oltre in Germania e Olanda. Il popolo di Erdogan festeggia in piazza e con i suoi leader. Erdogan tira dritto per la sua strada e respinge al mittente le critiche dell’Osce. Per il presidente, il referendum di ieri è stato il voto “più democratico” mai visto in un Paese occidentale.

“EUROPEI SIETE SOLTANTO DEI CROCIATI”

E gli osservatori internazionali, accusa Ankara, hanno avuto un “approccio di parte e pregiudiziale“. Arringando la folla che lo accoglie all’arrivo nella capitale Ankara, il Sultano ha rilanciato toni di fuoco contro l’Europa accusata di aver lasciato la Turchia “alla porta per 54 anni”. Ai suoi, Erdogan ha detto di aver combattuto contro “le nazioni potenti del mondo”, che lo hanno “attaccato” con una “mentalità da crociati”.

Photo credits: Twitter

Domenico Coviello

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Domenico Coviello

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