Meredith, 10 anni fa l’omicidio di Perugia. Cosa fanno ora la Knox, Sollecito e Guede?

Nella notte fra il 1 novembre e il 2 novembre 2017 saranno passati 10 anni da quando fu uccisa Meredith Kercher, studentessa inglese di 22 anni da poco arrivata a Perugia per studiare. Delitto al centro di una complessa vicenda giudiziaria che si è conclusa con la condanna a 16 anni di Rudy Guede (detenuto a Viterbo dove ha ottenuto i primi permessi) e la definitiva assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito.

Ma per il padre di quest’ultimo, Francesco, quanto successo “è una ferita ancora aperta che forse mai si rimarginerà'”. “Quell’omicidio ha spento la vita di una splendida ragazza quale era Meredith ma ha anche rovinato la vita di mio figlio costretto a difendersi, per colpe non certo sue, da un’accusa incredibile” ha detto all’Ansa Francesco Sollecito. “Raffaele – ha aggiunto – è stato dichiarato estraneo alle accuse ma la sua reputazione è stata intaccata. Gli è stato negato anche il risarcimento economico per l’ingiusta detenzione. Perché?”.

MEREDITH MASSACRATA 

Su Raffaele Sollecito e Amanda Knox, allora entrambi studenti e fidanzati, le indagini si concentrarono poco dopo che, il 2 novembre del 2007, il corpo di Meredith Kercher – uccisa la notte precedente con una coltellata alla gola – era stato trovato coperto da un piumone nella camera di un piccolo casolare di via della Pergola, a ridosso del centro perugino. Casa abitata allora da Meredith, Amanda e da due italiane. Sollecito e Knox vennero arrestati il 6 novembre insieme a Patrick Lumumba, gestore di un pub (poi chiuso) e rimesso in libertà dopo circa due settimane essendo risultato da subito totalmente estraneo (e prosciolto dal gip).

GUEDE INCASTRATO DALL’IMPRONTA SUL CUSCINO

Il giorno della sua uscita dal carcere coincise con l‘arresto a Magonza, in Germania, di Guede, incastrato da un’impronta di mano insanguinata su un cuscino accanto al cadavere e quindi processato con il rito abbreviato.

KNOX E SOLLECITO, CONDANNATI POI ASSOLTI

Sollecito e la Knox scelsero invece il rito ordinario: condannati in primo grado vennero assolti in appello dopo che una perizia disposta dai giudici aveva considerato “non attendibili” le tracce di Dna sul coltello considerato l’arma del delitto e sul gancetto del reggiseno indossato dalla Kercher. I due furono quindi scarcerati dopo poco meno di quattro anni passati in cella ma nel marzo del 2013 la Cassazione annullò la sentenza disponendo un nuovo processo di secondo grado a Firenze. Al termine del quale furono di nuovo condannati prima di essere definitivamente assolti, due anni dopo, in Cassazione.

AMANDA FA LA SCRITTRICE, SOLLECITO IL PROGRAMMATORE

Knox è tornata a Seattle dove si è laureata. Ha scritto un libro e sta lavorando a un altro. La sua intenzione è prima o poi di tornare a Perugia “per chiudere un cerchio”. Sollecito, ingegnere informatico programmatore “sta cercando disperatamente la sua strada”, come ha ricordato il padre.

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