Raoul Bova replica alla suocera: “Basta con questa guerra che fa solo male”

Lo sanno tutti. Nel 2013 Raoul Bova si è separato da Chiara Giordano, dopo 13 anni di matrimonio e la nascita di due figli. Dopo qualche tempo è uscito allo scoperto con Rocío Munoz Morales, 27enne attrice spagnola che negli ultimi tempi sta bruciando le tappe in terra nostrana (l’abbiamo vista nell’ultima stagione della fiction Un passo dal cielo e persino all’ultimo Festival di Sanremo nelle vesti di valletta). L’equazione è stata immediata. E’ stato spontaneo pensare che Bova avesse mandato all’aria il suo legame con la Giordano per “colpa” di Rocio. Un’ipotesi che la suocera Annamaria Bernardini De Pace, avvocato divorzista, collaboratrice di alcune testate giornalistiche nonché sorella di un editore ha avvalorato nell’agosto 2014 tramite una lettera aperta apparsa sul quotidiano Il Giornale e intitolata “Caro degenerato, vai e non tornare“; era una finzione letteraria, certo. Non faceva il nome di Raoul, certo. Ma era chiaro che si riferisse proprio a lui, descrivendolo come un traditore, un egoista, bugiardo debole e irresponsabile. Accusandolo di aver mollato la sua famiglia. Bova ha taciuto. Allora e successivamente. Soltanto adesso, dalle pagine di Vanity Fair, per la prima volta decide di parlare e rispondere. Anche lui non cita esplicitamente la suocera ma anche in questo caso si capisce benissimo che è lei la principale destinataria delle sue parole.

Sono il bersaglio – dice Bova – di una campagna. Il traditore che merita la gogna. Finora non avevo mai reagito per non peggiorare le cose, ma alla fine ho capito che in realtà le peggioro stando zitto. Perché chi è mosso dal rancore non si ferma, più incassi e più attacca. E io devo proteggere i miei figli da questa guerra. Per questo parlo. Per dire: vi prego, basta con questa guerra che fa solo del male“.

Basta leggere i giornali – continua l’attore, attualmente nelle sale col film La scelta per la regia di Michele Placido – i nomi di chi firma gli articoli, e quelli degli editori. La lettera aperta al “genero degenerato” mi ha profondamente ferito. Ma pazienza per me. Il problema è che tutta questa situazione fa star male i miei figli, i suoi nipoti. Come deve sentirsi, un ragazzino, nel leggere che il suo papà è un traditore superficiale, che non si è fatto nessuno scrupolo a scaricare la mamma per una ventenne? Le cose non sono andate per niente così, ma lui come fa a capirlo?“.

Raoul spiega che avrebbe risparmiato ai figli tutta questa sofferenza, ma è stata inevitabile. Un divorzio “è un dolore per tutti, e in particolar modo per i bambini“. Vorrebbe che loro capissero che il rapporto non cambierà, che lui resterà sempre il padre e come tale continuerà a comportarsi. E’ sicuro che anche in questo caso, come in quello di tante coppie separate, ritrovare la serenità è possibile. Ma insiste nel puntare il dito contro “gli articoli che mettono in cattiva luce me e la mia compagna” e che non servono a nessuno. Cerca di parlare il meno possibile della Bernardini De Pace, “mi sembra che abbia parlato abbastanza lei. Posso solo dire che mi sono sempre sforzato di avere un atteggiamento civile nei suoi confronti, perché è la nonna dei miei figli. Questo lei lo sa“.

Una volta in più, ripete che il matrimonio con la Giordano era già finito da un pezzo. Da prima che conoscesse Rocìo. Entrambi hanno cercato di salvarlo ma non ce l’hanno fatta. E di fingere, lui, non se la sentiva: “Io non sono il tipo di persona che accetta un rapporto di facciata mentre nella realtà uno dei due – o anche l’altro – si prende le sue distrazioni fuori casa. (…) Con che coraggio avrei guardato negli occhi i miei figli, la sera, se avessi dovuto fingere di essere il marito che non ero più?“. Fa presente che non è stato facile nemmeno per la sua attuale donna, che è stata descritta come la sfasciafamiglie di turno, che ha visto calpestare la sua privacy e si sente dare della raccomandata: “Non era scontato che reggesse, in fondo ha solo 27 anni, ma ha dimostrato una gran forza e il nostro rapporto oggi è persino più solido“.

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