Chi non gioca è malato, parola del prof. N. Bolz

L’uomo che gioca recupera l’attenzione che il mondo moderno gli aveva negato, nel momento in cui il gioco fa irruzione nella realtà. Questa la filosofia alla base del volume “Chi non gioca è malato”, presentato a Roma presso la Fondazione Marco Besso dall’autore, il Prof. Norbert Bolz, insieme a Novomatic e la casa editrice Toro Edizioni. Il testo del Prof. Bolz propone per la prima volta in assoluto un percorso sociologico, filosofico e massmediologico sul gioco a tutto tondo, con l’obiettivo, come recita lo stesso sottotitolo, di dimostrare perché il calcio, il gioco d’azzardo e i social games siano fondamentali nella vita dell’uomo.

Secondo il professor Bolz, all’uomo che gioca dobbiamo tutto ciò che ha veramente valore: la cultura, la creatività e la gioia di vivere. In passato questo era un concetto noto, ma poi nel XIX secolo, quando la religione ha cominciato a sostenere con fervore l’importanza del lavoro, l’abbiamo dimenticato. Il comfort della società del benessere ha completamente scacciato il concetto di piacere dalla nostra vita. A questo si è aggiunta l’ostilità puritana della politica nei confronti del piacere, che pretende di imporre delle regole perfino nella nostra vita privata, perché crede di sapere meglio che cosa è bene per noi. Giocando ci ribelliamo a questo paternalismo. Il gioco è affascinante perché mette il giocatore al centro dell’attenzione, lo assorbe completamente. Il gioco ci fa vivere in modo assoluto l’appagamento dell’attimo e libera quelle sensazioni che altrimenti nella vita quotidiana non trovano più una collocazione.

Nel pensiero dello studioso tedesco, voler associare il gioco solo a ciò che è “salutare” o “didattico” scaturisce da una errata valutazione della natura umana ed è purtroppo una dabbenaggine assai diffusa. Naturalmente può essere salutare giocare a tennis e naturalmente si può anche imparare qualcosa giocando a World of Warcraft, ma giocare significa ben altro, infatti è con il gioco che si esprime la gioia di vivere. Si può spiegare questo concetto soprattutto analizzando i giochi di fortuna e di azzardo. Nei giochi di fortuna gli uomini sono tutti uguali, tutti sono attratti dalla seduzione della casualità.

“Ho letto il libro del prof. Bolz in uno dei miei viaggi da Vienna all’Italia – ha spiegato l’ingegner Franco Rota, presidente di Novomatic Italia – E mi ha colpito il partire dalla posizione opposta rispetto al dibattito sul gioco nel nostro Paese. Un volume capace di riassumere una serie di aspetti che negli ultimi anni di “caccia all’azzardo” sono troppo spesso dimenticati. Mi riferisco al valore educativo individuale nell’apprendimento; all’importanza evolutiva e alla scelta del gioco con vincita in denaro come divertimento controllato e legale, senza tralasciarne gli importanti risvolti economici ed industriali”.

L’editore Gianfranco Allocca ha raccontato la sua scelta di tradurre il libro in italiano: “Abbiamo pensato subito che potesse portasse un contributo culturale importante al dibattito sul gioco pubblico nel nostro Paese. Come casa editrice editiamo il più diffuso e vecchio dei giornali del betting e crediamo che la demonizzazione del settore stia già alimentando delle criticità, che non risolvono gli eccessi della dipendenza, e potenziano quelli del comparto”.

L’autore, professore della Facoltà di Scienze della Comunicazione all’Università Tecnica di Berlino, ha poi esposto le ragioni che lo hanno spinto a scrivere il libro. “Il primo motivo è che io stesso sono un appassionato giocatore. Io sono a favore di qualsiasi gioco nel quale si vince e si perde; e soprattutto sono un appassionato tifoso di calcio. Per questo ho dedicato un capitolo esclusivamente allo sport che poi, in realtà, è più che altro un appello: salvate la natura dell’uomo!“. Il secondo motivo che ha spinto Bolz: “è dato dalla ricerca che ha svolto la mia assistente Johanna Lange, la quale ha concentrato la sua attenzione al campo dei media che io, invece, ho imperdonabilmente trascurato per lungo tempo; mi riferisco qui ai giochi al computer. Soltanto grazie al suo lavoro ho compreso che non si tratta solo di una qualsiasi attività per il tempo libero, bensì alla possibilità di un rapporto completamente nuovo con il mondo“. Il terzo motivo, infine, ha preso le mosse da un movimento culturale che si chiama Gamification, dove i confini tra il mondo del gioco e la realtà quotidiana si confondono. Si tenta di risolvere problemi reali trasformandoli in gioco e questo vale per l’economia, l’istruzione, come pure per la scienza militare.

Il professor Bolz, in sostanza, vuole lanciare un invito “all’insegna di una gaia scienza del gioco”, che altro non è se non una teoria della gioia di vivere. In fondo, il semplice messaggio di questo libro è: “Se ti piace giocare, fallo, ma con giudizio!”.

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