Molti dubbi sulla liberazione dei due italiani sequestrati in Libia

Sulla liberazione degli italiani sequestrati in Libia vi sono versioni contrastanti che lasciano aperti molti interrogativi. Renzi si esprime nei termini di prudenza.

Ancora molti punti oscuri sulla liberazione dei due italiani sequestrati a luglio in Libia. Diverse e contrastanti le versioni sulle modalità del loro rilascio. Il Generale Hussein al Zawadi, leader della municipalità di Sabrata, ha dichiarato che i due italiani sono stati liberati in un blitz avvenuto con la collaborazione della popolazione locale nell’abitazione di una famiglia di origine marocchina, circa tre giorni dopo la scoperta di un nascondiglio dello Stato islamico dove erano detenuti tutti e quattro gli ostaggi. Un’altra versione riferisce che i due sono stati abbandonati dai loro rapitori lontano dal luogo dove i loro colleghi sono stati uccisi.

Molti dubbi sulla liberazione dei due italiani sequestrati in Libia

Secondo il Sindaco di Sabrata, Hosin al Dauadi, i due tecnici erano stati abbandonati da sette giorni, senza acqua né cibo nella cantina di una famiglia di origine marocchina, che sarà interrogata nelle prossime ore. Secondo il Sindaco, i due italiani sarebbero stati ritrovati lunedì, quindi prima dell’operazione nella quale sono morti i loro colleghi. Altro dato discordante è il biglietto mostrato dal Sindaco, riportante la data del 5 marzo, ossia il giorno dopo. Non è stato ancora comunicato quando Pollicardo e Calcagno rientreranno in Italia. Soltanto dai loro racconti diretti si potrà ricostruire con esattezza quanto accaduto.

In un videomessaggio, che li ritrae con una lunga barba, molto provati, hanno dichiarato: Speriamo di tornare urgentemente in Italia perché abbiamo bisogno di ritrovare le nostre famiglie. Il premier Matteo Renzi ha parlato di prudenza rispetto a qualsiasi ipotesi di un intervento diretto dell’Italia in Libia: Prima di mettere sul piatto una missione militare, occorre fare tutto il possibile per arrivare alla formazione di un governo in Libia.

 

Photo credits: Facebook

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