Per Massimo Bossetti l’ ergastolo più l’isolamento. Incapace di resistere alle donne

L’ergastolo questa è stata la pena emessa dalla Pm Letizia Ruggeri, per Massimo Bossetti. La sentenza arriverà a metà giugno.

Dopo la prima parte di requisitoria, iniziata venerdì 13 maggio e interrotta dopo sette ore dalla presidente della Corte d’Assise Antonella Bertoja, ieri il pubblico ministero che ha condotto le indagini per la Procura, Letizia Ruggeri ha concluso la sua lunghissima ricostruzione della vicenda chiedendo il massimo della pena per l’imputato Massimo Bossetti accusato di aver seviziato e poi ucciso Yara Gambirasio, la ragazzina di 13 anni di Brembate di Sopra in provincia di Bergamo.

Secondo l’accusa Bossetti ha una tendenza sfrenata a dire bugie e ha commesso un delitto per cui non c’è stato modo di poter individuare nessun tipo di movente. Per l’accusa non si cono elementi per dire che Bossetti e Yara si conoscessero è più plausibile che l’abbia incontrata per caso, che l’abbia in qualche modo convinta a salire sul suo mezzo e quel che è successo dopo è solo immaginazione. Un’assenza di movente che per il pubblico ministero non è un elemento di deficit per le indagini: ha citato come esempio il delitto che vide coinvolto, nel 2002, Roberto Paribello per l’omicidio di una sconosciuta, “non mi meraviglia che non si riesca a capire cosa gli è saltato in mente quando l’ha colpita con un corpo contundente“. Due le ipotesi possibili: “o Yara è salita volontariamente sul suo furgone o l’ha tramortita” magari in via Morlotti senza che nessuno se ne accorgesse “e anche questo non deve sorprenderci“. Parole dure che evidenziano la crudeltà dell’uomo nel compiere questo efferato delitto. In più c’è l’aggravante della crudeltà. Secondo il Pm, Yara sarebbe morta dopo una lunga agonia e non per le ferite, ma per il freddo.

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