Emigrazione, boom di ragazzi italiani all’estero: il nostro non è un Paese per millenials

Nel 2015 i millenials italiani, ossia i giovani fra i 18 e i 34 anni, espatriati, soprattutto in Germania, sono stati quasi 40mila, il 6,2% in più del 2014 

I millenials italiani, generazione destinata all’emigrazione? Non sembra un azzardo dirlo. Lo testimoniano alcuni dati contenuti nel rapporto “Italiani nel mondo 2016” della Fondazione Migrantes, presentato a Roma giovedì 6 ottobre 2016. Sugli oltre 107 mila connazionali espatriati nel 2015 in cerca di lavoro, fortuna, o semplicemente una migliore qualità di vita, ben 39.410, pari al 36,7% del totale, sono giovani di età compresa fra i 18 e i 34 anni, la cosiddetta generazione dei “millenials”. Nel 2015 si sono iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) 6.232 persone in più, che significa un incremento del 6,2% rispetto al 2014.

Hanno fatto le valige, appunto, soprattutto i giovani, la cui meta preferita è stata la Germania (16.568). Berlino sta infatti diventando progressivamente la metropoli europea preferita a Londra. Del resto nella capitale inglese soffiano venti di tempesta: è di questi giorni la notizia che, fra mille polemiche, il Governo britannico, in ossequio alla Brexit, sta facendo pressione sulle aziende perché preferiscano sempre e comunque i lavoratori della madrepatria agli immigrati dall’Europa e dal resto del mondo. Significativo anche il dato sulle regioni di provenienza, in Italia, di chi sceglie di andarsene e abbandonare il nostro Paese. Sono infatti la Lombardia (con 20.088 persone) e il Veneto (con 10.374) i principali territori di  emigrazione. Il 69,2% di coloro che hanno fatto le valige nel 2015 (quasi 75 mila persone) si è trasferito in EuropaIn calo le partenze per l’America meridionale (-14,9% in un anno), mentre rimangono stabili quelle per l’America centro-settentrionale; 352 connazionali hanno scelto le altre aree continentali. I maschi espatriati sono oltre 60 mila (56,1%), i celibi e le nubili il 60,2%.

I giovani, è scritto nel rapporto, hanno una mobilità “in itinere”, che “può modificarsi continuamente perché non si basa su un progetto migratorio già determinato ma su continue e sempre nuove opportunità incontrate”. Amaro il commento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, secondo cui spesso la scelta di abbandonare il Paese d’origine rappresenti “un segno di impoverimento piuttosto che una libera scelta ispirata alla circolazione dei saperi e delle esperienze”.

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