Strage di Erba: “Così riapriremo il caso”

I legali di Olindo Romano e Rosa Bazzi sono pronti a chiedere la revisione del processo. Come? Portando in aula nuovi elementi per scagionarli.

Sono pronti, chiederanno una revisione del processo. Olindo Romano e Rosa Bazzi, tramite i loro avvocati, porteranno in aula nuovi elementi probatori e metteranno in discussione soprattutto la confessione dei due coniugi cha a loro dire sarebbe stata estorta in fase di indagine. I due non volevano confessare, sarebbero stati costretti. 

In prima fila per sostenere la revisione del processo c’è l’avvocato Nico D’Ascola, avvocato della difesa insieme a Fabio Schembri e Luisa Bordeaux, nonché presidente della Commissione Giustizia del Senato. L’avvocato intanto chiarisce quali sono gli elementi che hanno portato alla condanna: “Due prove dichiarative, ossia la confessione di Rosa e Olindo e le dichiarazioni di Mario Frigerio, marito di una delle vittime, Valeria Cherubini, salvatosi perché creduto morto dagli assalitori, il quale riconosce inizialmente Olindo e non Rosa, che verrà riconosciuta dallo stesso solo nel corso del dibattimento. E poi la presenza di una traccia ematica sul battitacco della portiera anteriore sinistra della macchina di Olindo”, spiega a Libero Quotidiano.

Poi passa al contrattacco: “È vero che i Romano confessano la loro responsabilità, ma lo fanno sulla base di una ricostruzione dei fatti nella quale l’ avvocato Schembri è stato capace di individuare ben 384 contraddizioni rispetto alla realtà dei fatti che risulta da prove oggettive e accertate”. Poi aggiunge: “Persone semplici, pacifiche, che ogni Natale ci mandano le letterine di auguri simili a quelle dei bambini, con un titolo di studio assurdamente minimo, quasi analfabeti, hanno sempre svolto attività umili, non sono persone dalle quali si possa pretendere la macchinazione, la predisposizione artificiosa di chissà quali difese, perché questo non è nella loro natura, come dimostrano le perizie psichiatriche oltre che tutta la loro vita”.

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Photo Credits: Facebook

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