Tiziana Cantone, il Tribunale attacca Facebook e dà ragione alla madre

I giudici del Tribunale di Napoli rigettano il reclamo di Facebook sull’impossibilità di rimuovere i link su Tiziana. La guerra giudiziaria resta aperta.

Avrebbero dovuto essere rimossi da Facebook, il più importante social network del mondo, i link e le informazioni relativi a Tiziana Cantone – la 31enne di Mugnano (Napoli) che si è tolta la vita il 13 settembre scorso dopo la diffusione sul web, contro la sua volontà, di video hard che la ritraevano – una volta che ne era emersa l’illiceità dei contenuti (LEGGI ANCHE: TIZIANA CANTONE, MESSAGGI ALL’EX FIDANZATO IL GIORNO PRIMA DI SUICIDARSI)

IN COSA HA RAGIONE LA MADRE DI TIZIANA

E questo, ossia la rimozione, avrebbe dovuto avvenire a prescindere da un preciso ordine in tal senso dell’autorità amministrativa o giudiziaria. Lo ha stabilito il Tribunale civile di Napoli Nord che con un’ordinanza ha parzialmente rigettato il reclamo di Facebook Ireland, dando invece ragione alla madre di Tiziana, Maria Teresa Giglio (GUARDA IL VIDEO: MARIA TERESA GIGLIO RACCONTA TIZIANA CANTONE).

IN COSA HA RAGIONE FACEBOOK

Il collegio dei giudici, presieduto da Marcello Sinisi, ha però accolto una parte del reclamo presentato dai legali di Facebook Ireland, disponendo che non sussiste alcun obbligo per l’ hosting provider di controllare preventivamente tutte le informazioni caricate sulla varie pagine.

LA REAZIONE DEI LEGALI

“È una pronuncia molto equilibrata – commenta Andrea Orefice, avvocato civilista legale della madre di Tiziana – perché introduce il principio, rigettando quanto asseriva Facebook, secondo cui un hosting provider, pur non avendo un generale obbligo di sorveglianza su tutto quanto viene pubblicato sui propri spazi, deve però rimuovere le informazioni illecite, quando arriva la segnalazione di un utente. È quello che è avvenuto nel caso di Tiziana. E non deve attendere che il sia Garante della Privacy oppure il giudice ad ordinargliene la rimozione”.

ARCHIVIAZIONE CHIESTA DALLA PROCURA

Su fronte della giustizia penale, ieri 3 novembre la procura di Napoli ha chiesto l’archiviazione nei confronti di quattro persone che erano state querelate lo scorso anno per diffamazione da Tiziana. Secondo l’accusa originaria, gli indagati erano stati accusati dalla Cantone di aver diffuso i video, una dichiarazione poi modificata in un successivo interrogatorio. La richiesta di archiviazione è stata avanzata dal pm Alessandro Milita, titolare del fascicolo coordinato dal procuratore aggiunto Fausto Zuccarelli. Sulla vicenda è in corso un’altra inchiesta, condotta dalla procura di Napoli nord e che resta aperta, per l’ipotesi di istigazione al suicidio.

Tiziana Cantone, il Tribunale attacca Facebook e dà ragione alla madre

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