Referendum, il Financial Times: “Italia fuori dall’Euro se vince il No”

I grandi giornali finanziari internazionali attendono con trepidazione l’esito del Referendum in Italia fissato il 4 dicembre 2016. Catastrofista lo scenario descritto dal britannico Financial Times: in caso di vittoria del No, il nostro Paese potrebbe lasciare l’Euro.

C’è grande attesa, non solo in Italia, per l’esito della consultazione referendaria prevista il 4 dicembre 2016: i grandi giornali finanziari internazionali si sono interrogati sui possibili scenari in caso di vittoria del ‘No’ o del ‘Sì’ al Referendum, uno degli snodi fondamentali per capire l’umore dei mercati internazionali nei prossimi mesi insieme con il prossimo vertice Opec (i paesi produttori di petrolio).

A fare scalpore, in particolare, è la previsione di Wolfgang Münchau, condirettore del Financial Times (il principale quotidiano economico britannico), nell’eventualità in cui a vincere il prossimo 4 dicembre sia il fronte del ‘No’: l’Italia, in questo caso, sarebbe in prima fila tra le nazioni pronte ad abbandonare l’Euro. Secondo Münchau, esperto di Unione Europea, “il 5 dicembre l’Europa potrebbe svegliarsi con l’immediata minaccia della disintegrazione”. A pesare sulla previsione catastrofica per l’Europa del Financial Times è anche un altro possibile grande elemento destabilizzante: la possibile vittoria alle elezioni presidenziali francesi di Marine Le Pen. “La signora Le Pen – prosegue Münchau –  ha già promesso in caso di vittoria un referendum sul futuro della Francia nell’UE. Se questo dovesse portare alla ‘Frexit’ (l’uscita dall’Unione Europea di Parigi come la Brexit, n.d.r.), l’Unione europea sarebbe finita il giorno dopo e così l’euro”. Ad ogni modo, per Münchau la previsione più concreta “resta non un collasso dell’Ue o dell’euro, ma l’uscita di uno o più Paesi, verosimilmente l’Italia, ma non la Francia”.

Secondo la previsione del Wall Street Journal, in caso di vittoria del ‘No’ e conseguente caduta dell’esecutivo Renzi, il risultato più auspicabile è “l’istituzione di un governo tecnico”. Il messaggio del WSJ, però, resta ottimista: “Finché c’è crescita, c’è speranza” scrive a proposito del nostro Paese.

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