La Rai renziana perde pezzi: si dimette il direttore editoriale

Verdelli ha deciso di consegnare le dimissioni dopo la bocciatura del nuovo piano sulle news. La Berlinguer si prende il talk show del martedì.

Duro colpo per la Rai che torna di nuovo al centro dell’attenzione. Il Cda dell’azienda ha bocciato il piano di riforma delle news del direttore editoriale Carlo Verdelli, che risponde annunciando le sue dimissioni. Furioso per il respingimento del lavoro a cui aveva dedicato molto tempo, si sfoga ai microfoni e ammette che non ci sono le condizioni per lavorare all’interno di un ambiente dove ogni sforzo si imbatte in troppi ostacoli. Tra l’altro aveva già annunciato che avrebbe mollato nel caso in cui il suo progetto non fosse stato approvato, ed è stato di parola.

Troppi gli errori e le polemiche che hanno interessato la Rai nell’ultimo periodo: l’inchiesta dell’Anticorruzione sulle nomine, gli stipendi oltre le soglie fissate dalla legge anche per i nullafacenti, i presunti allontanamenti dei non renziani e i diversi flop collezionati dal servizio pubblico. Tutto ciò allarma Viale Mazzini e il Direttore Generale Campo Dall’Orto. L’azienda fa sapere che presto si procederà a pianificare una nuova riforma, prendendo spunto anche dal lavoro condotto da Verdelli, ma ripartire da capo significherebbe ammettere di aver perso almeno un anno.

Le parti principali del piano appena bocciato sono due: lo spostamento del Tg2 da Roma a Milano e l’accorpamento sotto un’unica direzione dei Tg regionali e di RaiNews in una nuova “Newsroom Italia”. E invece sarebbe tutto da rifare o, come dicono ai vertici della Rai, da “rivisitare“, ma intanto è stato perso molto tempo. Inoltre per cercare di rimediare al fallimento di Politics si è deciso di affidare il talk show del martedì sera a Berlinguer, che comincerà questa nuova esperienza a partire da febbraio. L’azienda di Viale Mazzini che Matteo Renzi voleva tanto rivoluzionare si trova in una situazione precaria e la posizione di Campo Dall’Orto è sempre più critica.

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Photo Credits: Facebook

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