Siria, Palmira liberata per la seconda volta dall’Isis

Palmira è di nuovo sotto il controllo totale dell’esercito siriano, che l’ha nuovamente strappata all’Isis: numerose perdite tra le loro fila. Prima di fuggire avrebbero collocato mine e bombe in diverse aree della città.

L’esercito siriano ha riconquistato Palmira, che era sotto il controllo dell’Isis. Lo riferisce l’agenzia di stampa ufficiale siriana Sana. I militari lealisti di Bashar Al-Assad hanno occupato, oltre ad una parte di Palmira, anche l’antica cittadella che si trova sul monte dal quale dominano le rovine greco-romane, tra i principali siti archeologici del Medio Oriente e patrimonio mondiale dell’Unesco, parzialmente distrutte dai miliziani dello Stato islamico. I combattenti fedeli ad Al-Baghdadi avevano conquistato per la prima volta Palmira il 20 maggio 2015, diffondendo sul web video e foto delle decapitazioni di soldati lealisti.

Le unità dell’esercito governativo hanno inoltre occupato una collina nella zona ovest della città e un hotel nella zona sud causando, secondo l’agenzia Sana, numerose perdite tra le file dei jihadisti. Secondo quanto riferisce l’Osservatorio siriano per i diritti umani, l’Isis si sarebbe ritirata dalla maggior parte di Palmira e prima di fuggire avrebbe collocato mine e bombe in diversi punti della città. Gli artificieri dell’esercito, spiega ancora l’agenzia stampa governativa, stanno passando al setaccio della zona per provare a disattivare gli esplosivi, mentre le unità militari avanzano lentamente.

È la seconda volta che le forze governative riprendono il controllo della città patrimonio dell’Unesco: dopo dieci mesi di occupazione da parte jihadista, Palmira era stata liberata il 24 marzo 2016: l’8 dicembre 2016, poi, lo Stato islamico ha lanciato una nuova offensiva per riprendere la città, riconquistata l’11 dicembre. Molti i monumenti danneggiati, tra i quali il Tetrapylon e la facciata del teatro romano, seguita dalla condanna per crimini di guerra da parte dell’Unesco. A “facilitare” la riconquista l’aiuto da parte delle forze alleate e amiche, in particolare i miliziani sciiti libanesi di Hezbollah, dopo che la precedente liberazione della città dal controllo dell’Isis era stata possibile, un anno fa, grazie all’intervento dell’aviazione militare e dell’artiglieria pesante russa.

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