Ilaria Alpi, parla la madre: “La verità non la vogliono”

Dopo 23 anni dalla morte di Ilaria Alpi, giornalista del Tg3 uccisa a Mogadisco, si sfoga la mamma Luciana: “Non posso tollerare ulteriormente il tormento di un’attesa che non mi è consentita né dall’età né dalla salute. Come madre ho dovuto assistere alla prova di incapacità data dalla Giustizia italiana e dai suoi responsabili, davanti alla spietata esecuzione di mia figlia Ilaria e del suo collega Miran Hrovatin”.

Sul caso di Ilaria Alpi, giornalista e fotoreporter italiana del Tg3, uccisa il 20 marzo 1994 a Mogadisco assieme al suo cineoperatore Miran Hrovatin, non è mai stata raccontata la verità. La mamma Luciana è amareggiata soprattutto dalla Giustizia Italiana: “Con il cuore pieno di amarezza come cittadina e come madre ho dovuto assistere alla prova di incapacità data, senza vergogna, per ben 23 anni dalla Giustizia italiana e dai suoi responsabili, davanti alla spietata esecuzione di mia figlia Ilaria e del suo collega Miran Hrovatin. Non posso tollerare ulteriormente il tormento di un’attesa che non mi è consentita né dall’età né dalla salute. Per questo motivo ho deciso di astenermi d’ora in avanti dal frequentare uffici giudiziari e dal promuovere nuove iniziative. Non verrà però meno la mia vigilanza contro ogni altro tentativo di occultamento”. Secondo Luciana, Ilaria è stata segnata a morte a causa delle varie inchieste che stava trattando in Somalia come quella sul traffico internazionale d’armi e quello sui rifiuti tossici che “Hanno spaventato i potenti di turno“.

Il caso di Ilaria Alpi è al quanto controverso. Ilaria giunse per la prima volta in Somalia nel dicembre del 1992 per seguire, come inviata del Tg3, la missione di pace Restore Hope, coordinata e promossa dalle Nazioni Unite per porre fine alla guerra civile scoppiata nel 1991. Le inchieste della giornalista si sarebbero poi soffermate su un possibile traffico di armi e di rifiuti tossici che avrebbe visto, tra l’altro, la complicità dei servizi segreti italiani e di alte istituzioni italiane. Nel novembre precedente l’assassinio della giornalista era stato ucciso in circostanze misteriose il sottoufficiale del SISMI Vincenzo Li Causi, informatore della Alpi sul traffico illecito di scorie tossiche nel paese africano. Alpi e Hrovatin furono uccisi in prossimità dell’ambasciata italiana a Mogadiscio. La giornalista e il suo operatore erano di ritorno da Bosaso dove avevano intervistato il sultato Abdullahi Moussa Bogor, che riferì di stretti rapporti intrattenuti da alcuni funzionari italiani con il governo di Siad Barre. Tornati a Mogadiscio, Alpi e Hrovatin non trovarono il loro autista personale, mentre si presentò Ali Abdi, che li accompagnò all’hotel Hamana, dinanzi al quale avvenne il duplice delitto.

La madre di Ilaria è maggiormente delusa dalla Procura e dalle pricipali istituzioni d’Italia: “Mi aspettavo che succedesse qualcosa dopo la sentenza della Procura di Perugia che aveva scarcerato l’innocente Hashi Omar Hassan. E invece niente”. Racconta che “In un cassetto a Saxa Rubra fu ritrovato un suo bloc notes, uno dei pochi rimasti, in cui c’era scritto ‘dov’è finita questa immensa mole di denaro, 1400 miliardi, che l’Italia ha dato alla Somalia per la cooperazione?”. In molti avrebbero coperto la verità sulla morte di Ilaria Alpi e del collega: “Ogni tanto ci davano qualche “contentino”: hanno lasciato che Hashi restasse in carcere per quasi 17 anni per farci stare tranquilli. Ma noi non avremmo mai voluto che fosse arrestata una persona non colpevole”. La mamma di Ilaria ha ormai perso ogni speranza: “Di appelli ne ho fatti tanti. Alle Procure, ai giudici… Sono andata perfino dal presidente della Repubblica. Che speranze posso avere a questo punto? La verità non la vogliono. Fanno passare gli anni sperando che quando verrà la mia ora non ci sarà più nessuno che continuerà a insistere per chiedere verità e giustizia”.

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