Cassazione shock: “Totò Riina è molto malato e ha diritto a una morte dignitosa”

 Il “diritto a morire dignitosamente” va assicurato ad ogni detenuto tanto più se gravemente malato. Così la Corte di Cassazione apre al differimento della pena – cioè il rinvio dell’esecuzione della pena – per il capo di Cosa Nostra, Totò Riina, ormai 86enne, malato e in carcere dal 1993.

La prima sezione penale della Cassazione per la prima volta ha accolto il ricorso del difensore di Totò Riina, che chiede il differimento della pena o, in subordine, la detenzione domiciliare. La notizia, arrivata lunedì 5 giugno, è riportata dal sito web dell’Ansa. La richiesta (si legge nella sentenza 27.766, relativa all’udienza del 22 marzo scorso) era stata respinta lo scorso anno dal tribunale di sorveglianza di Bologna, che però, secondo la Cassazione, nel motivare il diniego aveva omesso “di considerare il complessivo stato morboso del detenuto e le sue condizioni generali di scadimento fisico”.

Il tribunale non aveva ritenuto che vi fosse incompatibilità tra l’infermità fisica di Riina e la detenzione in carcere, visto che le sue patologie venivano monitorate e quando necessario si era ricorso al ricovero in ospedale a Parma. Ma la Cassazione sottolinea, a tale proposito, che il giudice deve verificare e motivare “se lo stato di detenzione carceraria comporti una sofferenza ed un’afflizione di tale intensità” da andare oltre la “legittima esecuzione di una pena”.

La decisione della Suprema Corte sta suscitando polemiche. E La Cassazione ritiene di dover dissentire con l’ordinanza del tribunale di Bologna, “dovendosi al contrario affermare l’esistenza di un diritto di morire dignitosamente” che deve essere assicurato al detenuto. Inoltre, ferma restano “l’altissima pericolosità” e l’indiscusso spessore criminale” il tribunale non ha chiarito “come tale pericolosità “possa e debba considerarsi attuale in considerazione della sopravvenuta precarietà delle condizioni di salute e del più generale stato di decadimento fisico”.

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