A causa di un difetto di notifica slitta l’udienza preliminare sulla morte di Stefano Cucchi. La famiglia, insieme all’associazione Cittadinanzattiva, spera che la verità venga fuori.
È slittata al 21 giugno 2017 l’udienza preliminare a carico dei cinque carabinieri coinvolti nell’inchiesta sul caso di Stefano Cucci. La causa? Un difetto di notifica. Un caso controverso quello della morte del giovane geometra di 32 anni, deceduto il 22 ottobre del 2009 all’ospedale Sandro Pretini di Roma, dopo essere stato arrestato sei giorni prima per detenzione di stupefacenti. Dopo le contestazioni a carico di medici e infermieri dell’ospedale, così come quelle degli agenti di polizia penitenziaria, si è arrivati alle imputazioni nei confronti dei Carabinieri che effettuarono l’arresto di Stefano Cucchi per spaccio di droga.
Durante l’incontro con la stampa, avvenuto all’interno del Tribunale di Roma, il legale della famiglia di Cucchi, Fabio Anselmo, ha dichiarato: “Fino ad oggi sono state processate le persone sbagliate, speriamo che con la fase ‘bis’ possa venire a galla la verità. Ma la strada da compiere è ancora lunga”. Ilaria, la sorella del geometra morto 6 giorni dopo l’arresto, ha spiegato: “In questa vicenda si sono accumulate consulenze e perizie. Dietro ad ogni angolo si è nascosto chi picchiò Stefano. Oggi si può affermare che lui fu oggetto di un pestaggio, ma per molto tempo si è detto di decesso era avvenuto per cause naturali e dovuto al massimo a colpe mediche”.
L’associazione Cittadinanzattiva, da sempre al fianco della famiglia di Stefano Cucchi, attraverso Laura Liberto, responsabile di “Giustizia per i diritti”, ha dichiarato: “Abbiamo ottenuto per ben due volte in Cassazione l’annullamento delle sentenze emesse dalla Corte di Assise di Appello di Roma. Ci siamo stati finora per capire, consapevoli che la nostra presenza fosse un contributo per tenere viva l’attenzione su questa vicenda e per comprendere fino in fondo che cosa fosse accaduto. Proprio per queste stesse ragioni e con queste stesse finalità, oggi rimettiamo la nostra costituzione di parte civile nel processo a carico dei sanitari dell’ospedale Pertini di Roma. Siamo convinti che la verità sulla morte di Stefano Cucchi possa essere finalmente e chiaramente affermata nel processo ‘Cucchi bis’”. La Liberto ha poi aggiunto: “La verità sulle responsabilità del decesso di un ragazzo che è entrato vivo in una caserma dei carabinieri, in seguito ad un arresto per detenzione di stupefacenti, e dopo una settimana è morto in ospedale per le botte ricevute quando era nella custodia dello Stato e nelle mani dei ‘servitori’ dello Stato, è una questione che riguarda tutti i cittadini. Ci siamo a fronte della reiterata incapacità di pronunciare una parola chiara e definitiva di giustizia su questa morte; ci siamo perché non accada ad altri; ci siamo per arginare i tentativi ignobili di portare la vittima sul banco degli imputati; ci siamo accanto ai familiari di Stefano che hanno saputo convertire il loro dolore in forza e rendere questa battaglia per la verità una battaglia di tutti”.
Photo Credits Facebook