Omicidio Elena Ceste: Buoninconti non si arrende, chiesto il ricorso in Cassazione

La difesa di Michele Buoninconti, accusato dell’omicidio della moglie Elena Ceste, dopo la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino, ha chiesto il ricorso in Cassazione.

Si torna a parlare del delitto di Elena Ceste, la 37enne scomparsa il 24 gennaio del 2014 da Costigliole d’Asti. Dopo lunghe indagini e a seguito del ritrovamento del corpo della donna, nell’ottobre del 2014, è stato arrestato il marito, Michele Buoninconti, con l’accusa di omicidio volontario. Nel luglio del 2015 ha preso il via il lungo percorso giudiziario che vede il solo imputato a rispondere del delitto. Il primo grado di giudizio si è concluso con una condanna a 30 anni di reclusione: il massimo della pena tenendo conto che il vigile del fuoco ha scelto di essere processato con il rito abbreviato. Il 15 febbraio 2017, nonostante la difesa abbia provato a ribaltare la condanna, i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Torino hanno confermato la sentenza del primo grado. Gli avvocati di Michele Buoninconti non si arrendono e, pochi giorni fa, hanno presentato ricorso in Cassazione.

Il punto focale del ricorso presentato alla Suprema Corte dagli avvocati Enrico Solari e Giuseppe Marazzita, stando quanto riportato da LaNuovaProvincia.it, è che non si può condannare un uomo a 30 anni di reclusione al termine di un processo prettamente indiziario senza che, né in primo né in secondo grado, sia mai stata conferita una perizia super partes. Stando quanto sostenuto dai legali del marito di Elena Ceste, nei processi a carico di Michele Buoninconti si sono sempre e solo tenuti confronti fra consulenti di pm, difesa e parte civile e ciò non sarebbe quindi sufficiente per condannare il vigile del fuoco al massimo della pena prevista. Inoltre, per i due avvocati, il rigetto da parte dell’Appello della richiesta di perizie sulle celle telefoniche e sulla causa della morte di Elena sono irragionevoli e sperano che la Cassazione possa agire nel giusto.

 

I giudici hanno ora un anno di tempo dalla sentenza di secondo grado per pronunciarsi sull’accoglimento o meno del ricorso. Michele Buoninconti, dal carcere, continua a professarsi innocente.

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