Caso Yara: lacrime in aula per Bossetti, il perché della condanna spiegato dalla criminologa

Confermata la condanna in primo grado per Massimo Bossetti, il muratore di Mapello accusato del delitto di Yara Gambirasio. La criminologa Roberta Bruzzone interviene e spiega tutta la verità.

Una giornata intensa quella di ieri, 17 luglio 2017, per Massimo Giuseppe Bossetti, nella quale è stata confermata la condanna in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010. Per i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Brescia il muratore è il solo colpevole del delitto. “Il verdetto era ampiamente prevedibile”, queste le parole, come riporta Libero, della criminologa Roberta Bruzzone, che ha commentato la sentenza.

I legali di Massimo Bossetti, poco dopo il verdetto, hanno dichiarato di non volersi arrendere e che probabilmente faranno appello alla Cassazione. Proprio in merito a tale questione la nota criminologa ha dichiarato: “Qui siamo al secondo grado di giudizio e per quanto riguarda il merito questa condanna è una pietra tombale sulla vicenda processuale. In Cassazione ci si va per questioni di legittimità e, conoscendo molto bene ciò che è accaduto in primo grado e in Appello, non riesco a ipotizzare dei vizi tali da far riaprire il procedimento”, commenta Roberta Bruzzone a Libero. Riferendosi alla perizia sul test del Dna ha dichiarato: “La richiesta era irricevibile, punto e basta. Già la sentenza di primo grado aveva superato tutte le criticità avanzate dai legali di Bossetti”. Per Roberta Bruzzone il caso è definitivamente chiuso. Massimo Bossetti è il solo colpevole: “È un soggetto che ha dimostrato una pervicacia nel mentire in maniera sistematica. Prima di essere fermato, ha vissuto per quattro anni come se nulla fosse, con il peso di questo delitto sulla coscienza. Probabilmente nella sua ignoranza, quando gli investigatori avevano identificato il killer nel figlio di Guerinoni, avrà anche pensato che si erano sbagliati. Allora non poteva certo immaginare che il suo albero genealogico portava in ben altra direzione”.

Massimo Bossetti, dopo la lettura della sentenza di secondo grado, non ha retto ed è scoppiato in lacrime. Claudio Salvigni, uno dei legali del muratore di Mapello, contrario al verdetto letto nell’aula del Tribunale di Brescia, ha sostenuto: “Aspettiamo le motivazioni ma il ricorso in Cassazione è scontato.Questa sera si è assistito alla sconfitta del diritto. Hanno condannato un uomo all’ergastolo senza dare mai la possibilità di difendersi in sede genetica”. Anche la moglie di Bossetti, Marita Comi, non è riuscita a trattenere le lacrime dopo la conferma della condanna. Fuori dall’aula è stato ascoltato anche il legale della famiglia Gambirasio, l’avvocato Enrico Pelillo, che ha affermato: “Come legale non sono mai contento quando sento pronunciare la parola ergastolo, ma questa sentenza andava confermata e così è stato fatto. Nessuno riporterà Yara in vita, ma serviva una sentenza che diceva che questo uomo era responsabile di quanto è successo. Ora ogni dubbio è stato fugato, giustizia è stata fatta“.

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