Violenza a Milano: modella rapita, drogata e messa all’asta sul deep web

Una ragazza 20enne, modella britannica, è stata sequestrata per una settimana, drogata, e messa in vendita per 300mila euro sul deep web come possibile schiava sessuale. Il suo carceriere, un polacco, è stato arrestato. Sulla vicenda l’ombra dell’organizzazione criminale “Black Death”, come nel film del 2008 con Liam Neeson.

È l’agghiacciante storia raccontata sul Corriere della Sera da Luigi Ferrarella. Adesso gli investigatori della squadra mobile stanno indagando per capire se dietro l’uomo arrestato si celi un pericoloso gruppo organizzato denominato “Black death” (“Morte nera”).  Tutto è cominciato l’11 luglio scorso quando la protagonista della vicenda è stata attirata a Milano per un set fotografico, poi rivelatosi falso. Atterrata a Linate la modella si è subito recata all’appuntamento in via Bianconi 7 (zona Sud). Lì, in un appartamento, la ragazza ha trovato il set, organizzato da quello che sarebbe di lì a poco diventato il suo carceriere. Un uomo polacco, che l’ha prima drogata e poi ha inserito un annuncio nel deep web, l’internet parallelo dove si commercia illegalmente, nel quale appunto la giovane era stata “piazzata” a 300mila euro pagabili in bitcoin.

SETTE GIORNI NEL TERRORE

Per sette giorni la 20enne è stata nelle sue mani. Ma l’agente della ragazza, non avendo più sue notizie, non è rimasto inerte, e ha fatto scattare la denuncia tramite il consolato. Frenetiche le indagini nel riserbo più totale. Poi, la misteriosa decisione del polacco. Il 17 luglio libera la ragazza adducendole come motivazione il fatto che la sua rapita aveva un figlio di due anni e le sue “regole” escludevano la vendita di madri. Ma prima di rilasciarla l’ultima minaccia: “Non parlare con nessuno, fammi avere 50mila euro o ti eliminiamo“.

IL CARCERIERE LA LIBERA SOTTO RICATTO

Il polacco porta quindi la 20enne al consolato britannico dove intende depositarla per poi fuggire. Non sa però che lì ci sono gli uomini della Mobile ad attenderlo. Qui finisce l’incubo della modella e inizia la fase processuale perché i pm Ilda Boccassini e Paolo Storari chiedono l’incidente probatorio per interrogare subito i protagonisti e cristallizzare i ricordi, soprattutto della vittima.

LA PROVA DEL DNA, LE FOTO NELLA CASA-LAGER

Il Dna fornisce delle prove schiaccianti: il capello della vittima trovato nel bagagliaio del fermato assieme ovviamente alle sue tracce, i riscontri tossicologici nel sangue della modella con tracce di ketamina, un farmaco usato per stordire i cavalli, i telefoni e computer che dimostrano come l’annuncio e le richieste di denaro siano partiti dai dispositivi del polacco e infine le foto della casa-lager che immortalano la 20enne ammanettata e stordita.

ESISTE DAVVERO IL “BLACK DEATH”?

Il polacco confessa di essere il rapitore ma l’indagine è ancora più ampia. La paura è che il gruppo “Black death” non sia solo una leggenda metropolitana. Forse esiste davvero un’organizzazione che rapisce ragazze e le mette in vendita sul web. Forse non si tratta più di finzioni cinematografiche e allora c’è di che aver paura davvero. Si può dire infatti che questo terrificante caso di cronaca della modella rapita per essere messa all’asta era stato in qualche modo “anticipato” nel film Io vi troverò con Liam Neeson del 2008.

Photo credits: Twitter

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