Omicidio Giuseppe Galvagno: l’autopsia non lascia dubbi

Giuseppe Galvagno, l’imprenditore 50enne picchiato a morte fuori una discoteca a Roma, è deceduto a causa di un’emorragia celebrale. Cinque buttafuori sono in stato di fermo con lʼaccusa di omicidio volontario.

Un vero massacro quello perpetrato nei confronti dell’imprenditore 50enne Giuseppe Galvagno, fuori la discoteca San Salvador a Roma, nel quartiere Eur, nella notte tra il 2 e il 3 settembre. Il responso dell’autopsia non lascia alcun dubbio: l’uomo è deceduto per “un’estesa emorragia cerebrale“. La discoteca ora resterà chiusa per 90 giorni su disposizione del Questore, che ha sospeso la licenza.

Sono quasi le due del mattino quando su Giuseppe Galvagno si scagliano i 5 buttafuori della discoteca. Un testimone ha raccontato ai Carabinieri: “La vittima è stata colpita ripetutamente con pugni e calci da cinque persone, i buttafuori del locale”. Un pestaggio durato pochi minuti che porterà però alla morte dell’imprenditore. Il testimone racconta agli inquirenti alcuni particolari accaduti immediatamente dopo l’aggressione, che mostrano l’assoluta mancanza di pentimento da parte degli uomini della sicurezza: “Subito dopo il pestaggio, vista la gravità della situazione, sono rientrato per parlare con gli uomini della sicurezza e mi sono rivolto ad uno di loro, Fabio B. (persona che già conoscevo essendo stato altre volte al locale), gli ho detto: ‘Oh, ma hai visto cosa hai fatto?’, e lui mi ha risposto: ‘Sono affari suoi’”. Stando alla dichiarazione del testimone proprio questo Fabio B. ha dato il colpo decisivo alla vittima: “Ha tirato un calcio al volto di Galvagno come se tirasse una calcio di rigore”. I risultati dell’esame autoptico confermano la dinamica della morte: i calci in testa e i pugni sferrati dai buttafuori hanno causato una violenta emorragia cerebrale ed, in pochi minuti, Giuseppe Galvagno è morto.

Nelle prossime ore sono previsti davanti al gip gli interrogatori di convalida dei fermi così come richiesto dal procuratore aggiunto Maria Monteleone e dal sostituto Eleonora Fini. L’atto istruttorio si svolgerà nel carcere di Regina Coeli dove i cinque buttafuori, tutti italiani con un’età compresa dai 32 ai 44 anni, sono detenuti da domenica con l’accusa di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. I parenti di Giuseppe Galvagno, tramite i loro legali, chiariscono che l’imprenditore: “Non era un soggetto violento e molesto – come descritto da alcuni -. È una ricostruzione totalmente infondata che getta fango sulla memoria dell’unica vittima di una barbara aggressione che non ha avuto fine nemmeno quando Giuseppe giaceva ormai inerme a terra, colpito a morte da ben cinque addetti alla sicurezza della discoteca”.

 

 

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