Firenze, presunti stupri da parte dei 2 carabinieri: si indaga su altri abusi. Ma il procuratore smentisce

I due carabinieri di Firenze sotto inchiesta per lo stupro di due studentesse Usa, la notte fra il 6 e 7 settembre scorso, potrebbero aver commesso altri reati in passato? È uno degli aspetti che gli inquirenti cercano di capire. E la ministra della Difesa, Roberta Pinotti dichiara: “Non ci sono attenuanti, per loro la sospensione non basta”.

AGGIORNAMENTO ORE 16:33 – Il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, smentisce “radicalmente”, secondo quanto scrive su Repubblica, in cronaca di Firenze, Franca Selvatici, di aver detto che i due carabinieri indagati possano aver compiuto anche in precedenza reati simili a quelli per i quali sono accusati. “Ho dichiarato il contrario – dice Creazzo – e cioè che non risultano al mio ufficio fatti simili commessi in precedenza dai medesimi carabinieri o da altri appartenenti alle forze dell’ordine”.

Si complica a Firenze la posizione degli appuntati dei carabinieri – sospesi dalla loro funzione – accusati di aver violentato nell’androne di un palazzo due ragazze americane ventenni dopo averle riaccompagnate a casa, la notte fra il 6 e il 7 settembre. E mentre la giustizia ordinaria cerca di chiudere il cerchio con l’interrogatorio del secondo indagato (avvenuto ieri 12 settembre), agli inquirenti con le stellette preme capire come i due carabinieri gestissero la loro attività in qualità di forze dell’ordine.

INCHIESTA ANCHE DELLA PROCURA MILITARE

Sì, perché i due carabinieri sotto inchiesta con l’accusa di stupro nei confronti delle due studentesse statunitensi sono indagati anche dalla procura militare. Sono inoltre oggetto di una inchiesta interna da parte dell’Arma. Il sospetto è che abbiano agito con troppa disinvoltura, violando le regole base del ruolo che rivestivano. In divisa, in servizio, e abbandonando la gazzella fuori dal palazzo dove vivevano le ragazze, non hanno rispettato le condizioni minime di sicurezza, visto che sull’auto potrebbero essere rimaste incustodite le mitragliette in dotazione agli equipaggi.

IL DUBBIO DEGLI INQUIRENTI: ALTRI POSSIBILI REATI IN PASSATO?

La procura militare romana, scrive sul Messaggero Cristina Mangani, sta valutando gli elementi raccolti finora dalla polizia. A cominciare dagli interrogatori dei colleghi, i componenti delle altre pattuglie intervenute davanti alla discoteca Flo al piazzale Michelangelo. Verranno risentiti, per cercare di capire se conoscano altre storie, altri possibili reati commessi dai due. Episodi finora non segnalati ma che potrebbero nascondere una prassi consolidata. Del resto, l’intervento della gazzella sotto accusa la notte del presunto stupro è stato richiesto direttamente a loro dal proprietario del locale, segno che si conoscevano. E gli indagati sono intervenuti senza avvisare la centrale operativa e senza fare una relazione successiva. Si sono anche fermati al bar a chiacchierare con le ragazze che poi, il giorno dopo, li hanno denunciati.

L’APPROCCIO AL BAR DELLA DISCO

Il primo approccio è stato all’interno. Ed è in quella confusione, che una delle giovani ha registrato un brevissimo video, nel quale si vede solamente il pantalone della divisa e la fondina della pistola. Ma la ripresa potrebbe anche essere stata casuale e, ha fatto sapere il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, non può essere utile alle indagini. I quattro si sono rincontrati fuori e, in assenza di un taxi, i carabinieri si sono offerti di dare un passaggio alle studentesse, facendole salire sull’auto di servizio. Fatto, già questo, illegale.

IL CAPOPATTUGLIA: “SI’ LO AMMETTO…MA LEI CI STAVA”

Sabato scorso, il capopattuglia Marco Camuffo, 46 anni, si è presentato in procura a Firenze per raccontare la sua verità. Accompagnato dall’avvocato Cristina Menichetti, ha ammesso il rapporto sessuale con la ventunenne americana, sostenendo però “era consenziente e non era ubriaca”. Dopo forti resistenze, ieri anche il più giovane dei due militari, Pietro Costa, 32 anni, si è sottoposto all’interrogatorio davanti alla pm Ornella Galeotti. Le ragazze, però, confermano il rapporto sessuale in maniera diversa. La prima in modo più netto: ha anche riconosciuto la foto del suo aggressore. La seconda, particolarmente provata da alcol e hashish, ha spiegato di non ricordare molto. Bisognerà aspettare i risultati degli accertamenti tecnici per capire se ci siano altre prove a sostegno dell’accusa. In caso di un rinvio a giudizio l’Arma dei carabinieri si costituirà parte civile nel processo. E lo stesso farà il Comune di Firenze, così come ha annunciato lo stesso sindaco Dario Nardella.

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