Omicidio Fortuna, le motivazioni shock della sentenza: “Titò privo di qualsiasi senso morale”

Nelle motivazioni della sentenza di condanna per l’omicidio della piccola Fortuna Loffedo, i giudici ribadiscono il forte clima di omertà che ha protetto per lungo tempo l’assassino Raimondo Caputo. La stessa che si è sbriciolata quando l’amichetta della bambina, insieme alle sorelle, ha confessato il segreto che da tempo custodiva. 

Sono 186 le pagine che raccontano il delitto di Fortuna Loffredo, la bambina più volte violentata da Raimondo Caputo, fino al giorno in cui ribellandosi è stata lanciata nel vuoto, il 24 giugno del 2014, al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. Per i giudici, che hanno condannato all’ergastolo l’imputato, Caputo, soprannominato da tutti Titò, è privo di qualsiasi senso morale. Un muro di omertà ha sempre coperto l’uomo, fin quando il clima di assoluto controllo e manipolazione sulle figlie della compagna di Titò, Marianna Fabozzi, si è spezzato. La figlia della donna, migliore amica di Fortuna, una volta allontanata dal clima familiare e trasferita in una casa famiglia, ha rivelato, insieme alle sorelline, cosa aveva visto.

Ad incastrare quindi Raimondo Caputo e la compagna Marianna Fabozzi, condannata a 10 anni per aver permesso gli abusi sessuali anche nei confronti delle sue figlie, vi è la testimonianza dell’amica del cuore di Fortuna. La figlia dell’imputata ha raccontato di aver visto lanciare nel vuoto l’amica, raccontando inoltre di come lei stessa, oltre alle altre vittime minorenni, è stata oggetto di abusi da parte di Titò. Per questo motivo la Corte di Assise di Napoli, il 7 luglio 2017, ha condannato all’ergastolo Raimondo Caputo per aver spinto nel vuoto la piccola Fortuna Loffredo.

Titò ha sempre agito coperto dalla compagna che, pur avendo assistito a quelle ripetute violenze, non lo aveva mai denunciato. Per la Corte d’Assise: “Il processo ha fornito elementi plurimi e convincenti per affermare che il giorno dei fatti Raimondo Caputo, nella deliberata esecuzione di un atto di predazione sessuale ai danni di Fortuna, l’ha portata con sè sul terrazzo all’ottavo piano ed è rimasto con lei fino al momento in cui la lancia nel vuoto“. “In ogni caso, quale che sia la ragione contingente che ha spinto Caputo all’omicidio – scrivono i giudici della Corte in merito al movente del delitto -, essa si appalesa comunque come aberrante e perversa, priva di qualsiasi senso morale e rispetto per l’altro“. Per quanto concerne il ruolo di Marianna Fabozzi la Corte scrive: “Ha avuto conoscenza o conoscibilità di condotte abusanti del suo convivente. Ha di fatto accettato il malessere delle bimbe e rinunciato a qualsiasi pur minima azione doverosa per impedirlo. Ha sacrificato la integrità morale e psicofisica delle bimbe per offrire appoggio e copertura a un uomo talmente depravato da accusarlo di averlo costretto ad abusare della figlia per mero scopo di compiacenza o convenienza personale”.

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