Omicidio Giulia Ballestri, l’agente di Polizia amico di Cagnoni: “Tradì Giulia, diceva che le donne dovevano stare in casa”

Si torna in aula quest’oggi, 22 dicembre 2017, per la nona udienza del processo per il brutale omicidio di Giulia Ballestri, moglie del noto dermatologo dei vip Matteo Cagnogni, accusato di averla uccisa a bastonate. Ecco cosa sta accadendo in aula…

Si svolgerà quest’oggi, 22 dicembre 2017, la nona udienza del processo di primo grado contro il famoso dermatologo dei vip Matteo Cagnoni, accusato di aver massacrato a bastonate la moglie, Giulia Ballestri, il 16 settembre 2016. I due si stavano separando e, per l’accusa, il movente del delitto è da ricercare proprio nel fallimento del loro matrimonio. La donna è stata uccisa brutalmente ed il suo corpo, privo di vita, è stato ritrovato nello scantinato della villa della famiglia di Cagnoni, in centro a Ravenna.

Nelle precedenti udienze sono stati ascoltati alcuni testimoni, tra cui l’investigatore privato ingaggiato da Matteo Cagnoni per seguire la moglie. I primi inseguimenti serali, suggeriti dal dermatologo insospettito dell’assenza della moglie, non rivelarono nulla di rilevante, ma l’uomo non si arrese. L’11 agosto 2016 vi fu un nuovo pedinamento, ma questa volta nel pomeriggio, ed è lì che la donna fu vista entrare in casa del nuovo compagno, Stefano Bezzi. Il giorno seguente l’uomo venne malmenato dal dermatologo. Da quel momento iniziò un vero calvario per Giulia Ballestri, che aveva intenzione di separarsi dal marito.

Sono stati inoltre ascoltati nell’ultima udienza la governante dei figli nella coppia, la madre di Giulia, Rossana Marangoni, che ha parlato per quasi tutta la mattinata, il notaio Fabrizio Gradassi, che ha effettuato delle transazioni per conto del medico e il testimone tecnico, Enrico Filippini, della scientifica di Bologna, chiamato a chiarire la questione delle impronte del palmo della mano destra e sinistra intrise nel sangue di Giulia Ballestri, trovate nella casa abbandonata di proprietà della famiglia Cagnoni, attribuite al dermatologo dei vip. Ed è proprio quando a prendere la parola è stata la madre di Giulia che l’atmosfera è mutata, diventando molto tesa. Matteo Cagnoni è intervenuto offendendo pesantemente la suocera, ma fortunatamente la situazione è poi rientrata. La tensione su questo caso resta comunque alta e non ci rimane che seguire l’andamento del processo, che si terrà oggi in aula.

Aggiornamento ore 16.00: Sono stati ascoltati 9 testimoni in merito al rapporto che vi era tra Giulia Ballestri e Matteo Cagnoni. Il primo a sedersi di fronte alla corte è stato Armando di Gregorio, ispettore di Polizia scientifica che è intervenuto in merito al ritrovamento del corpo della donna. Quest’ultimo ha focalizzato la propria attenzione su alcuni particolari importanti come il sangue presente su uno spigolo del muro, la necessità per vedere all’interno dello scantinato mediante l’utilizzo di una forte di luce artificiale (punto focale su cui l’accusa insiste in quanto nella macchina di Matteo Cagnoni fu trovata una torcia). In seguito il turno è passato al sostituto commissario della squadra mobile Aldo Quarta, che ha raccontato di come, nella serata di domenica 18 settembre, la questura convocò Cagnoni dicendogli che avevano urgenza di incontrarlo: “Lui disse che era a Firenze, che era stanco e che avrebbe voluto rimandare al giorno dopo. La cosa curiosa è che, durante tutta la telefonata, non mi chiese mai le motivazioni di quella convocazione”. Il terzo teste ad essere ascoltato è stato Lorenzo Bovina, tassista di Bologna che ha raccontato di come domenica 18 settembre ricevette una chiamata a nome Cagnoni, diverse ore prima che il cadavere di Giulia venisse ritrovato. A seguire sono state ascoltate Antonella e Maria Teresa Malaguti, rispettivamente impiegata e direttrice di una casa di cura di Bologna in cui ogni venerdì mattina, dal 2015, Matteo Cagnoni si recava per ricevere i clienti. “Vidi Matteo l’ultima volta venerdì 9 settembre 2016 – spiega Antonella – poi mercoledì 14 chiamò dicendo che venerdì 16, nonostante avesse l’ambulatorio pieno, non sarebbe venuto in studio per “problemi familiari inderogabili”, senza spiegare quali ma scusandosi per il disguido”. Dopo le due donne sono state ascoltate brevemente altre due persone alle quali il pm, Cristina d’Aniello, ha rivolto poche domande, per poi passare a Giandomenico Cavallucci, sovrintendente della Polizia ferroviaria che conosceva Matteo e Giulia da una ventina d’anni. “Partecipai a una cena, insieme a Matteo, in cui si parlava di separazione coniugale – racconta il sovrintendente – Notai che parlava delle donne in modo quasi “talebano”, dicendo che dovevano stare in casa e che non bisognava separasi, perchè le donne creano tanti problemi, chiedono soldi e non fanno vedere i figli all’ex marito. Eppure non mi aveva mai parlato di problemi con Giulia: mi sembravano la coppia perfetta”. Poi Cavallucci ha raccontato di alcuni episodi singolari: “Matteo mi chiese se potessi comprargli una tessera telefonica e intestarla a mio nome perchè lui voleva contattare quella che definì come ‘accompagnatrice’: io dissi di no per correttezza nei confronti di Giulia, ma la feci acquistare a un mio amico. Ne comprò tre tra il 2015 e il 2016, perchè Matteo dopo che contattava una accompagnatrice gettava la tessera. Un’altra volta, a maggio 2016, mi chiese di accompagnarlo a Milano Marittima da quella che definì una ‘massaggiatrice’: lo portai e aspettai in auto. Quando tornò si cambiò i vestiti dicendo che così la moglie non si sarebbe accorta di niente, dicendo che aveva avuto un rapporto sessuale con quella donna e chiedendomi se ci volessi andare anche io”. Alla fine dell’udienza, l’avvocato Trombini ha chiesto nuovamente la scarcerazione e gli arresti domiciliari per il dermatologo.

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