Caso Martina Rossi, perizia shock sulla caduta: ascoltata in aula la poliziotta

Si è conclusa l’udienza del processo riguardante la morte di Martina Rossi, la studentessa genovese deceduta dopo essere precipitata dal balcone dell’hotel mentre era in vacanza a Palma di Maiorca nel 2011. Discussa in aula la parabola della caduta della ragazza.

L’udienza svoltasi ieri, 14 maggio del 2018, del processo per la morte di Martina Rossi è stata breve, nonostante in aula si sia discussa la perizia riguardante la caduta della studentessa genovese, deceduta il 3 agosto del 2011, precipitando dal balcone dell’hotel Sant’Ana, a Palma di Maiorca, mentre si trovava in vacanza. Presenti in aula i genitori di Martina Rossi, costituitisi parte civile e assistiti dai legali Savi e Luca Fanfani

Non erano presenti il professor Marco Paolo, medico legale che eseguì gli accertamenti disposti in seguito all’esumazione della salma, la genetista Isabella Spinetti, il tossicologo Carlo Bottaro e l’ingegner Marco Sartini, che ha curato una dettagliata perizia sulla parabola della caduta della studentessa. Dall’autopsia non sono emerse tracce evidenti di colluttazione, né è stato possibile, come riporta Nadia Frulli di Arezzo Notizie, trovare tracce biologiche per rintracciare DNA estranei a quelli della ragazza. Restano quindi ancora delle perplessità, anche se l’esame tossicologico ha evidenziato che Martina Rossi, al momento della morte, era sobria e non aveva fatto uso di stupefacenti. La perizia sulla caduta, svolta dall’ingegner Marco Sartini, ha evidenziato che la caduta della ragazza non può essere assimilata come quella di qualcuno che si getta spontaneamente. A determinare ciò, secondo l’esperto, è la vicinanza del corpo di Martina Rossi alla struttura alberghiera: la ragazza è caduta quasi a candela, senza alcuna proiezione orizzontale, mentre quando una persona si getta volontariamente compie uno slancio verso l’esterno, producendo quindi una sorta di parabola.

In aula, come riporta Arezzo Notizie, è stata ascoltata l’agente di polizia giudiziaria che ha cercato di ricostruire quanto avvenuto quel tragico giorno: “Da quello che abbiamo accertato Martina e le amiche erano arrivate a Palma di Maiorca il 1° agosto, sono andate ad alloggiare a Sant’Ana e lo stesso pomeriggio hanno conosciuto i 4 ragazzi di Castiglion Fibocchi”. Tra questi vi sono i due giovani, Luca Vanneschi e Alessandro Albertoni, accusati entrambi di aver causato la morte, come conseguenza di un altro reato, di Martina Rossi. “Durante l’ascolto dei ragazzi avevamo programmato di fare delle pause, durante le quali i due giovani sarebbero stati soli insieme – ha spiegato in aula l’agente di polizia, come riportato da Arezzo Notizie -. In quel modo confidavamo di poter raccogliere commenti genuini”.

Cosa avvenuta visto le intercettazioni dei colloqui tra i due imputati all’interno della sala d’attesa. L’agente, come riporta Nadia Frulli per Arezzo Notizie, ha sottolineato di non aver parlato con loro di tentata violenza sessuale, ma semplicemente di aver chiesto se quella sera fossero stati consumati dei rapporti con Martina Rossi o se ci fosse stato un interesse di tipo sessuale. “Avevamo controllato i profili Facebook di persone che in quel periodo erano state in quell’albergo – ha rivelato in aula l’agente – e abbiamo notato lamentele sulla sicurezza: i balconi infatti potevano essere facilmente scavalcati per passare da una stanza all’altra“. L’ipotesi della Procura di Arezzo sarebbe quella che Martina Rossi avrebbe tentato di sfuggire al tentativo di stupro da parte dei due imputati cercando di scavalcare il balcone e di raggiungere quello attiguo. Proprio in quel frangente la ragazza sarebbe caduta. La prossima udienza si terrà il 24 maggio e dovrebbero essere chiamati 9 testi dell’accusa.

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