Nave Usa salva 40 migranti. Lasciati in mare 12 cadaveri. “Non abbiamo celle frigo”

Da tre giorni la nave Trenton, della marina militare statunitense, sta vagando in mare, in attesa di sapere se poter sbarcare in Italia o meno 40 migranti, tratti in salvo dal naufragio di un gommone (foto in alto). Altri 12 loro compagni, morti, sono stati rigettati in acqua poiché sulla Trenton non ci sono celle frigorifere per i cadaveri e la nave della Ong Sea Watch, contattata, non ha potuto prendere in carico i migranti – vivi e morti – per il divieto del governo italiano agli sbarchi nei nostri porti delle navi Ong internazionali.

“Non ci sono salme a bordo della Trenton – ha confermato a Repubblica l’ufficio pubbliche relazioni della Us Navy, come scrive online Alessandra Ziniti – l’equipaggio continua a prendersi cura delle 40 persone soccorse. Ci stiamo coordinando con i nostri partner internazionali per decidere la destinazione delle persone a bordo”. La nave Trenton della sesta flotta della Us Navy, con a bordo i 40 superstiti del naufragio di un gommone avvenuto la mattina di martedì 12 giugno, è ricomparsa al largo del porto di Augusta in Sicilia.

Tuttavia non risulta alcuna richiesta formale da parte degli Stati Uniti all’Italia che, peraltro, non ha mai assunto alcun coordinamento del soccorso, avvenuto a sole venti miglia dalle coste libiche. Si tratta comunque di un altro caso spinoso per il governo italiano, che si trova adesso a dover decidere se autorizzare l’ingresso della nave della Us Navy nel porto di Augusta.

Un bambino tratto in salvo da un naufragio (foto tratta dall’account Twitter della Ong Sea Watch)

A impedire un rapido trasferimento dei superstiti e delle salme a terra, è stato il veto del ministro dell’Interno Matteo Salvini alle navi delle Ong. Martedì, subito dopo il soccorso, dopo aver chiamato le guardie costiere libica e italiana, la nave americana si è rivolta alla Sea Watch, comunicando di avere in corso il recupero dei 12 corpi, e ha chiesto la disponibilità al trasbordo. Ma Sea Watch non lo ha dato.

La nave militare americana si è trovata sul luogo di un naufragio e – ovviamente, in base alle regole del diritto del mare – è intervenuta per salvare vite umane, chiedendo successivamente aiuto per trasbordare il suo carico e poter continuare la sua missione. Non è arrivata nessuna soluzione: Sea Watch e Trenton hanno passato la notte tra martedì e mercoledì appaiate e ieri la Ong ha ripreso, vuota, il pattugliamento della zona Sar mentre la nave americana, con i 40 superstiti a bordo, resta a vagare in mare. I corpi delle 12 vittime sono ormai in fondo al mare. Da Sea Watch un appello alle autorità affinché si provveda a far sbarcare i 40 superstiti a bordo della Trenton: “È inaccettabile che persone che sono state letteralmente raccolte dall’acqua, che hanno visto i loro amici annegare, siano bloccate in mare senza un porto pronto ad accoglierle. Questa è una condanna schiacciante della politica dell’Unione europea”.

Da tre giorni, ormai, dopo aver invano chiesto di poter trasbordare il suo carico sulla nave della Ong tedesca Sea Watch, la nave vagava in attesa di sapere dove poter sbarcare i vivi. I morti, quelli, vista la complessità della situazione, hanno deciso di abbandonarli in acqua. "Non ci sono salme a bordo della Trenton - ha confermato a "Repubblica" l'ufficio pubbliche relazioni della Us Navy - l'equipaggio continua a prendersi cura delle 40 persone soccorse. Ci stiamo coordinando con i nostri partner internazionali per decidere la destinazione delle persone a bordo".
La nave Trenton della marina militare degli Stati Uniti (foto Twitter)

Photo credits: Twitter

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