Omicidio Rosboch, la madre di Defilippi torna a lavorare all’Asl ma viene trasferita in un altro reparto

La mamma di Gabriele Defilippi, coinvolta e poi assolta nel processo per l’omicidio di Gloria Rosboch, ma condannata per la truffa ai danni della professoressa, è tornata a lavorare presso la Asl tra Gassino e San Mauro. Caterina Abbattista è stata però trasferita dal reparto pediatria a un ambulatorio della struttura sanitaria.

È tornata a lavorare Caterina Abbattista, la mamma di Gabriele Defilippi, coinvolta e poi assolta nel processo riguardante l’omicidio della professoressa di francese Gloria Rosboch, avvenuto il 13 gennaio del 2016. La donna prima di essere accusata e arrestata il 19 febbraio del 2016 lavorava come operatrice sociosanitaria presso l’Asl tra Gassino e San Mauro. Caterina Abbattista era stata accusata di essere al corrente dei piani del figlio e del suo complice, Roberto Obert, e di non aver fatto nulla per fermarli. La Corte di Ivrea ha però assolto la donna dall’accusa di concorso in omicidio, condannandola però a 14 mesi di reclusione per truffa ai danni della professoressa di Castellamonte.

La direzione dell’Asl, dopo la sentenza di assoluzione, ha deciso di reintegrare la donna, accogliendo la richiesta avanzata dai legali difensori di Caterina Abbattista. La mamma di Gabriele Defilippi è potuta quindi tornare alla sua vecchia mansione, indossando nuovamente la sua divisa di operatrice sociosanitaria. Attualmente però Caterina Abbattista non è tornata nel reparto di pediatria dell’ospedale di Ivrea, bensì è stata spostata in uno degli ambulatori della struttura sanitaria.

Per quanto riguarda l’omicidio di Gloria Rosboch, il giudice Alessandro Scialabba ha considerato colpevoli del delitto i due uomini, assegnando 30 anni di reclusione per il reo confesso 24enne ed ex allievo della docente, Gabriele Defilippi, e 19 anni di carcere per l’amante 55enne di Forno Canavese, Roberto Obert. Il giudice inoltre accolse il patteggiamento per Efisia Rossignoli, complice della truffa ai danni della vittima, disponendo una pena pari a un anno e 11 mesi di reclusione.

Photo Credits Facebook

Impostazioni privacy