Il ritorno di Berlusconi: “Mi candido alle Europee per salvare l’Italia”

Silvio Berlusconi, presidente di Forza Italia, annuncia la sua candidatura alle prossime elezioni europee 2019. “Abbiamo salvato l’Italia dai comunisti, 25 anni dopo l’Italia si trova di fronte a un pericolo ancora peggiore, l’ignoranza, l’incompetenza, l’aspirazione continua all’odio sociale. Saremo ancora noi a salvare il Paese. Sarò ancora in campo alle prossime elezioni per salvare il Paese che amo”. L’ex premier, 82 anni, è intervenuto così, lo scorso fine settimana, alla kermesse organizzata da Antonio Tajani a Fiuggi. Dal canto suo l’attuale premier, il pentastellato Giuseppe Conte ha risposto al leader di Forza Italia che ha pesantemente criticato l’operato del governo. E gli ha chiesto di “stare tranquillo” perché “l’Italia è in buone mani”.

Il presidente del Consiglio spiega che “Berlusconi ha avuto tanti lustri per governare, ora ci lasci l’opportunità di lavorare”. Ma alla kermesse di Fiuggi il Cavaliere, parlando a braccio, ha sparato le sue cartucce a a largo raggio, fino a bacchettare lo stesso Matteo Salvini, colpevole ai suoi occhi di aver derubricato il “vecchio” centrodestra ad accordi validi solo sul fronte locale, e non su quello nazionale. “La coalizione di centrodestra è l’opzione definitiva di questi tre partiti nel futuro. Poi il signor Salvini ha delle uscite che non sono gradevoli, accettabili da parte nostra”, scandisce Berlusconi. “Forse la scusa è che deve tentare di non far scoppiare un diverbio assoluto coi 5 stelle; quel diverbio che noi auspichiamo e aspettiamo presto”, continua il presidente di Forza Italia. E a chi gli chiede se intende candidarsi a Strasburgo, prima di lasciare la convention, risponde: “Penso di sì. È quello che mi chiedono tutti. Se dobbiamo salvare l’Italia bisogna cominciare a fare le cose sul serio”. I “grillini” rappresentano, sostiene, un “pericolo” più grande del comunismo (per “ignoranza, incompetenza, invidia e odio sociale”), “attentano alla libertà” delle imprese e dei cittadini, con le nazionalizzazioni, e con la proposta di vietare le pubblicità delle partecipate statali su giornali e tv che, se fosse attuata, “farebbe chiudere Mediaset il giorno dopo“.

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