E la “manina”? Di Maio non va in procura e Salvini rassicura: “Dopo le nuvole c’è il sereno”

Facciamo il punto della situazione sulla storia della “manina” e sui rapporti fra Di Maio e Salvini. Mercoledì sera 17 ottobre, da Bruno Vespa a Porta a Porta, Luigi di Maio ha parlato di manina e di manine politiche o tecniche che avrebbero manipolato il testo del decreto fiscale inviato al Quirinale. Ha mostrato l’articolo 9, con le frasi incriminate, circa il condono che piace alla Lega e che lui ha disconosciuto nel modo più assoluto. La presidenza della Repubblica ha smentito in diretta, sul Twitter, di aver ricevuto il famigerato testo. Di Maio, però non ha mollato. E ha mostrato quei passaggi totalmente inaccettabili del condono verso furbetti, disonesti e riciclatori che il “governo del cambiamento”, ossia il Governo Conte si accingeva a fare in barba agli onesti e alla tanto declamata onestà.

PERCHE’ SALVINI NON VUOLE LA CRISI

Di Maio ha annunciato perciò un esposto alla procura della Repubblica. A oggi pomeriggio 19 ottobre, tuttavia, il vicepremier pentastellato non si è presentato negli uffici di alcuna procura a sporgere denuncia contro chicchessia. Matteo Salvini dal canto suo ha reagito con veemenza, così come Giancarlo Giorgetti e Armando Siri, intervistato oggi 19 ottobre rispettivamente su: Stampa, Repubblica e Corriere della Sera. Come sottolinea in un commento sul sito del Sole24Ore Barbara Fiammeri, Matteo Salvini non può tuttavia permettersi di far saltare il banco del governo Conte prima che le elezioni europee di maggio 2019 consegnino (eventualmente) alla Lega il vessillo di primo partito in Italia e a lui quello di premier in pectore (oggi tutti i maggiori sondaggi assegnano alla Lega più del doppio dei consensi ottenuti alle elezioni del 4 marzo scorso). Con lo spread a 327 punti, l’imminente bocciatura della manovra da parte della Commissione Ue, mettere fine al governo Conte è un azzardo che neppure Salvini vuole. Dunque, ci sarà a breve una riappacificazione tra i due vicepremier, sia pure fasulla, con tanto di sorrisi e pacche sulle spalle.

CONTE ERA A BRUXELLES

Ma la sparata di Luigi Di Maio mercoledì sera nel salotto di Vespa, che ha tirato in ballo perfino la procura di Roma per accertare a chi appartenesse la “manina” che a suo dire avrebbe modificato il decreto fiscale, è stata presa assai male, malissimo dal vicepremier leghista. Salvini in quelle ore era a Mosca, e ha appreso dai messaggi dei suoi su WhatsApp quel che stava dicendo il suo collega di governo a “Porta a Porta”. Non si tratta certo di mancanza di bon ton. Per Salvini è stata la conferma della debolezza e dell’inaffidabilità di Di Maio, la cui principale preoccupazione è di difendersi dagli attacchi interni al M5s  – si racconta di una dura telefonata sul condono di Beppe Grillo al vicepremier pentastellato – più che da quelli esterni, visto che in quelle stesse ore il premier Giuseppe Conte era a Bruxelles per difendere una manovra su cui pendeva l’accusa di “manipolazione” da parte di uno dei due vicepremier nonché leader del principale partito della maggioranza.

“DOPO LE NUVOLE TORNA IL SERENO…”

Ecco perché, scrive ancora Barbara Fiammeri sul Sole24Ore, la crepa apertasi da mercoledì sera nel governo non è di quelle ininfluenti, destinate a scomparire con un po’ di stucco ma, al contrario, è destinata a fotografare quello che a maggio potremmo raccontare come l’inizio della crisi del governo giallo-verde. Matteo Salvini prova intanto a tranquillizzare gli animi: “Dopo le nuvole torna sempre il sereno!” rassicura il vicepremier su Facebook. “Chi si arrende ha già perso, mai mollare” esorta, postando una foto del sole dietro le montagne del Trentino dove si trova per la campagna elettorale delle regionali in programma domenica prossima. 

Photo credits: Twitter

Impostazioni privacy