Le mosse del governo Conte per evitare la multa dell’Europa: ecco quali sono

Il rinvio, al massimo a giugno 2019, del reddito di cittadinanza. E il restringimento della platea di “quota 100”. Queste le due leve su cui il governo punta per abbassare il deficit e convincere l’Europa a evitare la procedura d’infrazione annunciata la scorsa settimana (ma ancora non avviata) contro l’Italia. Lo riporta il sito dell’Ansa. La linea emerge al termine di un vertice di governo – ieri sera 26 novembre – durato circa un’ora a Palazzo Chigi: Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini firmano una nota congiunta per dire che “non è una questione di decimali” ma che, nella sostanza, si è disponibili a cambiare la manovra.

MENO REDDITO E PENSIONI, PIU’ INVESTIMENTI

L’idea di partenza è spostare risorse pari a circa lo 0,2% del Pil – 4 miliardi di euro – dalle spese per reddito di cittadinanza e pensioni, agli investimenti. Se all’Europa non basterà, quelle stesse risorse (magari qualcosa in più) saranno destinate alla riduzione del deficit.

E I MERCATI PREMIANO…

Intanto l’apertura del governo a rompere il tabù del 2,4% nel rapporto deficit-Pil, e ridurre il deficit, piace ai mercati: cresce la borsa, cala lo spread. Ma la trattativa nel governo non è priva di tensioni, perché dalle aperture, bisogna passare ai fatti. Perciò Conte e Giovanni Tria hanno incontrato in serata Di Maio e Salvini a Palazzo Chigi: la Commissione europea chiede all’Italia di mettere nero su bianco il calo del deficit e il contenimento della spesa nella manovra. Al fine di raggiungere questo obiettivo bisogna “rimodulare” il reddito di cittadinanza e “quota 100”: rinviarli, ridurre la platea. L’intesa nel pomeriggio di ieri ancora non c’era: “Si è concordato – spiegavano il premier e i vice – di attendere le relazioni tecniche” su reddito e pensioni “al fine di quantificare con precisione le spese effettive. Le somme recuperate saranno riallocate, privilegiando la spesa per investimenti”.

POSSIBILE UN “TAGLIO DA 3,6 MILIARDI”

Si proverà a sondare se a Bruxelles possa bastare la “riallocazione” da spesa corrente a investimenti. Contatti, fa sapere il portavoce di Jean Claude Juncker, sono in corso “a tutti i livelli”. Conte fa osservare i “segnali positivi dello spread”, che è sceso ieri da 306 e 290 punti base, con un picco minimo di 279 punti, mentre la borsa di Milano ha chiuso in rialzo del 2,77%. Il premier tiene sul tavolo, in alternativa alla riallocazione delle risorse, l’ipotesi di ridurre il deficit dal 2,4% al 2,2%, con un taglio delle misure in manovra “da 3,6 miliardi”.

“NON IMPICCHIAMOCI AGLI ZERO VIRGOLA…”

E anche Salvini conferma l’apertura. E dice di non volersi “impiccare agli zero virgola”: tagliare il deficit può essere “un’avanzata, un’uscita dalla trincea” per togliere “alibi” all’Europa ed evitare un “no pregiudiziale” alla legge di bilancio italiana. Ma le promesse, hanno spiegato Conte e Tria ai vicepremier, a Bruxelles non bastano più: una correzione potrebbe essere portata già mercoledì, domani 28 novembre, in Consiglio dei ministri. Ma sul “quanto e cosa” tagliare, il governo litiga, tanto che si prende tempo e, in attesa delle relazioni tecniche di Mef e Ragioneria, Salvini e Di Maio sono chiamati a un compromesso su quanto togliere dalle loro misure di bandiera.

LO SLITTAMENTO DEL REDDITO DI CITTADINANZA

In serata di ieri fonti M5s hanno spiegato piegano che la platea di quota 100 si ridurrà molto probabilmente per effetto delle penalizzazioni. Mentre per il reddito di cittadinanza l’idea è far partire la misura, causa anche tempi tecnici di riforma dei centri dell’impiego, non più ad aprile ma “con qualche settimana di ritardo”, magari a giugno. Il reddito di cittadinanza “non cambia pelle” e un decreto arriverà entro Natale, assicura il leader M5s. Ma nella Lega c’è ancora chi spinge perché la misura cambi. La proposta più “estrema” prevede la trasformazione del reddito in un taglio del cuneo fiscale: non darlo, cioè, ai singoli ma direttamente alle aziende che li assumono. È Mario Draghi, intanto, a mettere il sigillo sul dialogo dicendosi “fiducioso” su un’intesa. Il presidente Bce aggiunge, senza citare l’Italia, che misure “insostenibili” sono non solo un rischio per l’Eurozona ma anche il preludio a politiche di austerità, “socialmente dolorose”.

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Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Junker

Photo credits: Twitter

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