Bari, sequestrata la sede di CasaPound. Ecco come e perché

La sede di Bari del gruppo neofascista di CasaPound è stata sottoposta a sequestro preventivo su disposizione della magistratura. L’indagine riguarda l’aggressione del 21 settembre scorso compiuta da militanti del movimento di estrema destra nei confronti di manifestanti che avevano appena partecipato ad un corteo antifascista e antirazzista.

Nell’aggressione rimasero ferite tre persone: Giacomo Petrelli di Alternativa Comunista, Antonio Perillo, assistente parlamentare dell’eurodeputata Eleonora Forenza (anche lei presente al momento dell’aggressione) e Claudio Riccio di Sinistra Italiana.

Le indagini della Digos di Bari, riporta il sito dell’Ansa, sono state coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi che contesta agli indagati anche i reati di riorganizzazione del disciolto partito fascista e manifestazione fascista. In particolare, si contesta di “aver partecipato a pubbliche riunioni, compiendo manifestazioni usuali del disciolto partito fascista e di aver attuato il metodo squadrista come strumento di partecipazione politica”.

Sono indagate 35 persone: 28 militanti del movimento di estrema destra rispondono di “riorganizzazione del disciolto partito fascista” e “manifestazione fascista” e dieci di loro di aver materialmente compiuto l’aggressione; sette manifestanti antifascisti sono invece accusati di violenza e minaccia a pubblico ufficiale.

Stando alle indagini della Digos, la sera del 21 settembre dieci militanti di CasaPound, dinanzi alla sede di via Eritrea, “in esecuzione di un medesimo disegno criminoso giustificato dalla ideologia fascista” con “sfollagente, manubri da palestra, manganello telescopico, cintura dei pantaloni” e con premeditazione, hanno causato lesioni personali ad almeno quattro manifestanti. Dopo l’aggressione un gruppo di manifestanti antifascisti, compagni delle vittime, avrebbero minacciato e colpito con calci, pugni e spintoni poliziotti e carabinieri intervenuti per sedare gli animi e contenere il tentativo di sfondamento del cordone”.

L’indole violenta legata a ragioni di estremismo ideologico e politico” dei militanti di CasaPound – scrive il gip di Bari Marco Galesi nel decreto di sequestro preventivo della sede di Bari – fa “ritenere concreto il pericolo che, ove si presentino occasioni analoghe, legate a manifestazioni di pensiero a loro ‘sgradite’, possano tornare a usare la sede come base operativa per sferrare simili aggressioni organizzate”. Nel provvedimento il giudice parla di “chiamata a raccolta da parte dei militanti pugliesi di CasaPound” finalizzata ad “aggredire avversari politici”.

 

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