Brexit, scenari da incubo per chi vive in Gran Bretagna. No all’accordo Ue. E May rischia il posto

Si riapre completamente la partita della Brexit. E Theresa May, la premier britannica, adesso rischia di essere sfiduciata e mandata a casa. Ieri 15 gennaio l’accordo sul divorzio della Gran Bretagna dall’Unione europea,  raggiunto a novembre dal governo inglese, è stato sonoramente bocciato dalla Camera dei Comuni di Londra con 432 no contro 202 sì.

DURISSIMA SCONFITTA PER IL GOVERNO INGLESE

La ratifica è stata negata con uno scarto di 230 voti, molto pesante per il governo. Sono 118 i deputati conservatori che hanno votato contro l’accordo. Il leader laburista Jeremy Corbyn ha presentato una mozione di sfiducia al governo Tory. Ma, al di là della questione della permanenza della May l’incognita è cosa può accadere ora a partire dall’incognita del “no deal”: l’uscita dela Gran Bretagna dalla Ue senza alcuna intesa.

SI VA VERSO IL “NO DEAL”

Una possibilità con la quale anche l’Ue si misura oggi 16 gennaio nella Plenaria a Strasburgo. “A dieci settimane” dal 29 marzo, “non è mai stato così elevato il rischio del no deal” – dice il capo negoziatore Ue Michel Barnier nel dibattito in aula a Strasburgo dopo il voto di ieri nella Camera dei Comuni. “Adesso nessuno scenario può essere escluso, in particolare quello che abbiamo sempre voluto evitare: l’uscita” del Regno Unito “senza accordo”.

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La premier Theresa May

MOZIONE DI SFIDUCIA SU MAY

La mozione sulla May sarà discussa oggi. Corbyn ha parlato di “sconfitta devastante”, ha accusato la premier d’essersi negata al dialogo con l’opposizione per scongiurare un no deal e di aver privilegiato gli interessi del Partito Conservatore su quelli del Paese. Ha infine auspicato che la Camera dia il suo “verdetto sull’incompetenza di questo governo”. May aveva chiesto alle opposizioni di presentare una mozione di fiducia per vedere se l’esecutivo dispone ancora del sostegno di una maggioranza. La premier ha detto che il no all’accordo è chiaro, ma che non sono emerse chiaramente altre proposte sul tavolo. E ha insistito, in caso di fiducia, sulla volontà di andare avanti e di continuare a lavorare per attuare la Brexit.

CONTANO I VOTI DELL’IRLANDA DEL NORD

Il portavoce del Dup, il partito degli unionisti nordirlandesi, ha comunque annunciato che voterà la fiducia a Theresa May. I 10 voti del Dup sono decisivi per assicurare la maggioranza al governo. Il governo britannico di Theresa May non ha per ora in programma di chiedere all’Ue un rinvio dei termini della Brexit rispetto alla scadenza del 29 marzo, malgrado l’umiliante sconfitta di ieri ai Comuni. Lo ha detto a Bbc Radio 4, la ministra Andrea Leadsom, brexiteer di spicco rimasta nel governo. Leadsom ha invece confermato che la premier prevede, se si salverà dalla sfiducia stasera, di incontrare esponenti dell’opposizioni per cercare una piattaforma d’accordo condivisa, ma al momento non il leader laburista Jeremy Corbyn.

TAJANI: “TUTELA PER GLI EUROPEI CHE VIVONO IN GB”

D’altra parte non sembrano esserci margini per una modifica dell’intesa. Il presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani chiude alla possibilità di rinegoziazione dell’accordo: “Non credo che ci sia molto da cambiare. Al Regno Unito era stato concesso tutto ciò che chiedeva quando era parte integrante dell’Unione europea. È stato concesso tutto ciò che potevamo concedere senza ledere gli interessi dei cittadini europei: non credo che si possa aggiungere altro. Per il Parlamento europeo – ha proseguito – la priorità è la tutela dei diritti dei cittadini europei che vivono nel Regno Unito in caso di una ‘hard Brexit’, ovvero l’uscita del Paese dall’Ue senza un accordo con Bruxelles. “Il voto di ieri sera è stato chiarissimo. Adesso dovremo cercare una via d’uscita. La commissione si rammarica per la bocciatura dell’accordo, perché noi pensiamo che fosse la migliore soluzione possibile”. Così il vicepresidente della Commissione Ue Frans Timmermans sul voto sulla Brexit.

Jeremy Corbyn Labour Party
Il leader del Labour Party, Jeremy Corbyn

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