Processo Rimborsopoli, Nicole Minetti e Renzo Bossi condannati a Milano

È arrivato a sentenza, a Milano, il processo ad alcuni politici lombardi sulla cosiddetta “Rimborsopoli” al Pirellone. Spese pazze a proprio uso e consumo, dai lecca lecca alle ostriche, con denaro pubblico per 3 milioni di euro secondo le accuse. La notizia è riportata dal sito dell’Ansa.

Il Tribunale ha condannato a due anni e sei mesi Renzo Bossi, figlio di Umberto Bossi e detto “il Trota”, e a un anno e 8 mesi l’ex igienista dentale di Silvio Berlusconi Nicole Minetti, entrambi tra i 57 imputati, tutti ex consiglieri ed ex assessori in Regione Lombardia tranne uno. Bossi e Minetti sono stati ex consiglieri della Lega e del Pdl.

Condannati complessivamente, con pene da un anno e 5 mesi fino a 4 anni e 8 mesi, 52 dei 57 imputati nel processo sulla cosiddetta “Rimborsopoli” in Regione Lombardia. Tra questi anche Stefano Maullu, attualmente europarlamentare di Forza Italia, condannato a una pena di 1 anno e 6 mesi, e Alessandro Colucci, deputato del gruppo misto, condannato a 2 anni e 2 mesi. La pena più alta di 4 anni e 8 mesi per Stefano Galli, ex capogruppo della Lega in Regione. Assolti o prescritti invece 5 ex consiglieri.

La pena di un anno e 8 mesi è stata poi inflitta a Massimiliano Romeo, attuale capogruppo della Lega in Senato, uno dei 57 imputati. I giudici hanno anche condannato a un anno e 6 mesi Angelo Ciocca, attualmente eurodeputato del Carroccio. Per entrambi la pena è sospesa ed è stata decisa la non menzione. “Se c’era un sistema, c’era certamente da 30 anni e loro lo hanno ereditato in buona fede”: così l’avvocato Jacopo Pensa, legale di Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega al Senato condannato a un anno e 8 mesi per la presunta Rimborsopoli al Consiglio regionale lombardo, ha risposto ai cronisti sulla vicenda delle cosiddette spese allegre al Pirellone. “Faremo appello – ha annunciato – noi puntiamo alla revisione delle condotte contestate perché per noi c’è la mancanza del dolo” nel peculato.

L’inchiesta della Procura di Milano era stata chiusa il 5 marzo del 2014. Conti alla mano, secondo i pm, i soldi pubblici spesi allegramente e illecitamente ammontavano a poco più di 3 milioni di euro. Ma lo scandalo era scoppiato alla fine del 2012. Tra le spese illecite, gli uomini della Guardia di Finanza avevano rendicontato anche scontrini per comprare dolci in pasticceria oltre che per fare colazioni con brioche e caffè, noleggi auto e taxi, lecca lecca e anche biglietti gratta e vinci. Soldi pubblici, secondo l’accusa, erano stati utilizzare per pagare cene a base di aragosta e sushi oppure merende con piadine e nutella.

Nella lista della spese dei consiglieri erano finite anche cartucce usate per la caccia comprate e le immancabili ostriche. A sorpresa erano spuntati scontrini per l’acquisto di fuochi d’artificio da un rivenditore cinese. E poi computer e moltissimi articoli di elettronica, tra cui stampanti e web cam. Poi cene in pizzerie napoletane, l’acquisto di un ovetto Kinder sorpresa, carne in macelleria, oltre a giocattoli come un Pinocchio e una clessidra. Ma anche aerei di carta da 15 euro e sono indicati anche numerosi scontrini per comprare birra, grappe e panini, in bar in orari notturni.

Memorabili le richieste di rimborsi contestate a Nicole Minetti, tra cui compaiono creme e il libro Mignottocrazia di Paolo Guzzanti, ma anche quelle di Renzo Bossi. Tra il 2010 e il 2012 il figlio del Senatur avrebbe messo in conto spese videogiochi, Red Bull, gomme da masticare, cocktail come Mojito, Campari e Negroni, patatine, barrette ipocaloriche, giornali, sigarette, un iPhone, auricolari, un computer e il libro Carta Straccia di Giampaolo Pansa.

Photo credits: Twitter

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