
Il volto noto di Gomorra e la sua banda: la truffa del finto maresciallo che spaventava gli anziani
Recentemente, i carabinieri di Genova hanno portato a termine un’importante operazione, denominata «2 ottobre», in onore della Festa dei nonni. Questa operazione ha portato all’arresto di 21 persone, smantellando una banda specializzata in truffe agli anziani, tra cui spiccava il nome di Alberto Macor, noto per il suo ruolo nel film «Gomorra» di Matteo Garrone.
Il personaggio interpretato da Macor in «Gomorra» ha lasciato un segno indelebile nel panorama cinematografico italiano. Nella pellicola, Macor recita una delle scene più intense, quella dei fucili a bordo lago, dove interpreta un malvivente in cerca di affermazione nel crimine. La sua storia, però, si conclude tragicamente: il suo personaggio, insieme a quello di un amico, si scontra con il clan dei Casalesi, portando a un epilogo drammatico. Oltre al film di Garrone, Macor ha recitato anche in «L’Intrusa» di Leonardo di Costanzo, ma il suo curriculum criminale risulta ben più denso e preoccupante. Ha collezionato ben 18 truffe tra il 2016 e il 2017 e non si è fermato lì: nel 2021 ha compiuto un’ulteriore truffa e nel 2022 è stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale, oltre a reati di rapina e associazione a delinquere.
L’operazione contro la banda di truffatori
L’organizzazione che Macor ha contribuito a guidare ha effettuato ben 54 truffe in tutta Italia tra aprile 2022 e marzo 2024, accumulando un bottino di circa 700mila euro, di cui solo 90mila sono stati recuperati dalle autorità. Le indagini hanno rivelato che la banda operava in modo estremamente professionale e organizzato, con un gruppo di 29 persone, di cui 21 sono state arrestate, 5 sono agli arresti domiciliari e 3 sono state sottoposte all’obbligo di firma.
Tecniche di inganno e modus operandi
La modalità operativa della banda era ben definita e basata su tecniche di inganno molto sofisticate. I membri si spacciavano per carabinieri, spesso assumendo il ruolo di un finto maresciallo o di avvocati, e contattavano telefonicamente gli anziani. La loro strategia era di raccontare storie terribili di incidenti stradali che coinvolgevano familiari delle vittime, inducendo così le persone a credere che fosse necessario un pagamento immediato per evitare il fermo di un parente. Questa tecnica psicologica, mirata a generare paura e urgenza, portava le vittime a consegnare ingenti somme di denaro e gioielli a complici che si presentavano direttamente a casa loro.
Un aspetto particolarmente inquietante del modus operandi della banda è stata l’implementazione di veri e propri call center. Questi centri operativi erano allestiti in abitazioni e bed and breakfast, dove i membri del gruppo si dividevano in “telefonisti”, che effettuavano le chiamate da Napoli, e “trasfertisti”, che si spostavano nelle aree target per raccogliere il denaro. Per muoversi, utilizzavano auto a noleggio e comunicavano attraverso telefoni di vecchia generazione, con SIM intestate a prestanome, per rendere più difficile il loro tracciamento.
La risposta delle istituzioni
Questa operazione non solo ha portato all’arresto di un numero significativo di membri della banda, ma ha anche messo in luce un problema più ampio che affligge le fasce più vulnerabili della popolazione, in particolare gli anziani, spesso vittime di tali crimini. Le truffe agli anziani sono un fenomeno in crescita, con gruppi criminali che sfruttano la solitudine e la vulnerabilità di queste persone per arricchirsi a spese loro.
La società civile e le istituzioni sono ora chiamate a riflettere su come proteggere meglio gli anziani da questi raggiri e a promuovere iniziative di sensibilizzazione che possano educare le persone a riconoscere e difendersi da tali truffe. La combinazione di misure preventive, educazione e intervento rapido da parte delle forze dell’ordine è cruciale per ridurre l’incidenza di questi crimini e garantire un ambiente più sicuro per tutti.