Chernobyl continua a uccidere dopo trent’anni dal disastro nucleare

Sono trascorsi trent’anni dal disastro nucleare più grave della storia dell’umanità, quello di Chernobyl. Nonostante gli anni le radiazioni continuano a uccidere e a condizionare la vita di molte persone.

Trent’anni fa il disastro nucleare più grande della storia dell’umanità. Alle 1,23 in Ucraina esplode un reattore della centrale nucleare di Chernobyl. Nel giro di poche ore la nube radioattiva raggiunge rapidamente tutti i paesi europei e anche l’America del Nord. In Ucraina 330.000 vengono immediatamente evacuate. Oggi in un raggio di 30 km dalla centrale ogni attività umana è vietata, interi paesi sono stati seppelliti perché ritenuti contaminati e nella centrale ci sono diverse persone che lavorano ogni giorno per mantenere sicura quello che è rimasto della struttura. Sono stati solamente 15 i morti ufficiali della catastrofe, ma a questa cifra esigua devono essere aggiunte tutte le vittime che in questi anni sono morte per malattie e malformazioni dovute alle radiazioni.

A cominciare dai così detti liquidatori, uomini dell’esercito ucraino che subito dopo il disastro vennero impegnati per fronteggiare l’emergenza. Erano soldati specializzati in attacchi chimici, ma si trovarono completamente inadeguati per affrontare le radiazioni. Non aveva il giusto equipaggiamento per ripararsi dalle scorie nucleari e molti di loro morirono subito dopo o in seguito a causa di tumori e altre malattie. Poi ci sono loro i bambini di Chernobyl, intere generazioni colpite da malformazioni, cancri e malattie terminali.

Chernobyl
Nel 1988 il fotografo Igor Kostin, report della tragedia, fotografò questo bambino che si trovava in un orfanotrofio della Biellorussia. Il bimbo è nato malformato a causa delle radiazioni nucleari che colpirono la madre quando era incinta. La foto divenne il manifesto di tutti i bambini nati con forti malformazioni. Oggi quello che venne chiamato il “bambino di Chernobyl” vive con una famiglia britannica che lo ha adottato, grazie proprio a questa fotografia che gli ha permesso di avere una vita migliore.

Photo Credits: Twitter

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