Terremoto, il sindaco di Amatrice attacca: “Ci stanno abbandonando”

Il Sindaco di Amatrice Sergio Pirozzi è intervenuto in aula alla Camera dei Deputati sulla gestione e soluzione dei danni causati dal terremoto nella sua città: “Ho la sensazione che qualcuno ci stia abbandonando e, se fosse così, sarebbe grave perché noi non vogliamo essere solo un borgo da cartolina”.

A più di due mesi dal terremoto che ha colpito e distrutto la sua città il 24 agosto 2016, il Sindaco di Amatrice Sergio Perozzi si è lasciato andare ad un duro sfogo all’interno dell’aula della Camera dei Deputati: “Ho la sensazione che qualcuno ci stia abbandonando e, se fosse così, sarebbe grave perché noi non vogliamo essere solo un borgo da cartolina. Io la fascia da sindaco di Amatrice, con lo stemma della città, la rimetterò soltanto quando avrò la certezza che non sarò abbandonato” – ha dichiarato il Primo Cittadino – “Sono sicuro, però, che nessuno abbandonerà nessuno perché dimostreremo che non siamo bravi solo in 10 giorni, ma in 365”.

Sergio Perozzi è poi intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus: “Avevamo trovato il giusto equilibrio psicologico, la scossa del 30 ottobre ha risvegliato in tante persone la paura, un sentimento irrazionale, che non si controlla. Io poi sono molto rammaricato per la situazione della viabilità, che non è stata effetto del sisma del 30. La burocrazia è giusta se è tesa ad eliminare eventuali infiltrazioni malavitose, ma in una fase emergenziale bisognerebbe darei dei poteri speciali a qualche persona specchiata”.

Infine, il deciso affondo sulla viabilità: “Se entro 20 giorni non si rimette la viabilità in sesto io evacuo il Paese, chiudo tutto. E la mia non è una provocazione. Se non c’è la viabilità, se non esiste sicurezza stradale, chi rimane qui cosa resta a fare? Oggi si va per strade sterrate, col rischio di restare impantanati, di sbandare. (…) Bisogna vincere la paura e questo può accadere solo con risposte immediate. Entro venti giorni servono le strade. Entro venti giorni. (…) Che nessuno dimentichi che questa gente, la mia gente, ha avuto 237 morti. Non se lo dimentichi mai nessuno. Non è che la dignità è segno di cog*ionaggine. (…) Io sono uno che se gli si dà una parola, poi pensa che quella parola valga. Se invece capisco che quella parola non vale più, allora parafraso il film Il Gladiatore, quando lui disse ‘Al mio segnale scatenate l’inferno’. Io non voglio scatenare nessun inferno, ma che in questo momento si tenga in debito conto il sacrificio e lo stato d’animo di una intera comunità”.

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