Fortezza America: Trump chiude le frontiere ai rifugiati. Soprattutto se siriani

Il presidente chiude le frontiere ai cittadini di sette Paesi musulmani. Particolare durezza verso i cittadini siriani. Nel 2017 saranno accolti negli Usa non più di 50 mila profughi da tutto il mondo

Ingresso negli Stati Uniti sospeso per tre mesi ai cittadini di 7 paesi musulmani: Siria, Libia, Iran, Iraq, Somalia, Sudan, Yemen. Lo ha disposto il presidente americano Donald Trump nel suo ordine esecutivo per evitare di far entrare negli Usa terroristi stranieri. Di fatto però adesso e per almeno 120 giorni nessuna persona in fuga da guerra, miseria e disperazione, o più semplicemente in cerca di una vita migliore anche se lontana dal proprio Paese d’origine, potrà entrare in America se proviene dagli Stati finiti in questa nuova “black list“. Nell’arco di tutto il 2017 è stato più che dimezzato il numero dei rifugiati che gli Stati Uniti prevedevano di accettare: non potranno essere più di 50 mila.

Nel mirino del presidente Usa soprattutto i siriani. L’ordine esecutivo firmato da Trump prevede che i cittadini della Siria non possano mettere piede in America “fino a ulteriore comunicazione”. E pensare che gli Stati Uniti, sotto l’Amministrazione Obama avevano, almeno in un primo tempo sostenuto politicamente e anche foraggiato di armi le fazioni laiche e anche alcune islamiste della ribellione al dittatore Bashar al Assad. Adesso tutto cambia. L’intesa fra Trump e Putin ha consegnato l’influenza sul Paese mediorientale alla Russia, scaricandosi delle responsabilità americane, e ha fatto cessare almeno in parte la guerra che infuriava da 5 anni tra le diverse fazioni in lotta. Tanto che Trump ora arriva a scrivere nell’ordine esecutivo: “L’ingresso di cittadini e rifugiati siriani” è “dannoso per gli interessi del Paese”.

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Nel suo giro di vite il presidente americano ha sospeso con effetto immediato il programma Visa interview waiver, che consentiva ai cittadini stranieri titolati di chiedere il rinnovo del visto senza affrontare il colloquio personale con le autorità diplomatiche Usa. “Oggi è tempo di riconciliazione e convivenza, non di erigere muri tra le nazioni”, è stata la reazione del presidente dell’Iran, Hassan Rohani, intervenuto a Teheran al 17° convegno della Federazione mondiale delle associazioni delle guide turistiche (Wftga). “A quanto pare è stata dimenticata la caduta, anni fa, del muro di Berlino“, ha continuato Rohani facendo evidente riferimento alle iniziative del presidente americano Donald Trump e all’idea di un muro alla frontiera con il Messico. “Se ci sono delle pareti tra le nazioni – ha aggiunto il presidente iraniano – dovrebbero essere demolite”.

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