Omicidio Yara Gambirasio, Massimo Bossetti tenta il suicidio: il racconto shock del compagno di cella

Massimo Bossetti, condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, ha tentato il suicidio: a parlarne è il suo ex compagno di cella e lui stesso.

Due lunghe interviste parallele a due persone in carcere, ma il focus è lo stesso: Massimo Giuseppe Bossetti e la sua vita dietro le sbarre. Il muratore bergamasco è stato condannato all’ergastolo, in primo grado, per aver commesso l’omicidio di Yara Gambirasio, la 13enne di Brembate di Sopra scomparsa il 26 novembre del 2010. Il 30 giugno 2017 si aprirà il processo di Appello dove Bossetti, con i propri legali, si difenderà dalle accuse. Panorama, nel numero in edicola dal 15 giugno, ha intervistato proprio il condannato e ha ripercorso con lui i momenti più importanti della sua vita, prima e dopo la condanna. Allo stesso tempo, il settimanale Oggi, che trovate sempre in edicola, ha intervistato l’ex compagno di cella di Massimo Bossetti, Vincenzo Mastroberardino, che ha raccontato la vita del muratore bergamasco dietro le sbarre.

“Sono disposto a rimanere in carcere per il resto dei miei giorni, ma nessuno mi convincerà a confessare un delitto che non ho commesso. Nessuno!”, parole che rimangono impresse sulla carta e nella memoria di chi legge, dette da Massimo Bossetti a Panorama. Il muratore racconta di come la sua vita sia cambiata totalmente e quando una volta tentò il suicidio: “Era sabato, il giorno successivo all’udienza in cui la Pm, in modo sgarbato e disumano, mise al corrente il mondo intero di possibili scappatelle di mia moglie. Il pensiero mi consumava il cervello. Da un momento all’altro è come se si fosse spenta la luce nei miei occhi, un buio totale…”. L’uomo, durante l’intervista, ripercorre anche la scoperta, avvenuta proprio durante le indagini, di non essere il figlio legittimo: “Mi ha ferito scoprire molte cose sulla mia famiglia… Mi ha ferito non poter assistere agli ultimi istanti di vita di mio papà: lui mi voleva accanto e mi è stato disumanamente impedito di esserci. E poi sono stato profondamente ferito con una condanna ingiusta, un ergastolo”. E aggiunge: “Hanno detto che sono malvagio, sadico, con doppia personalità. Tutte accuse che chi mi conosce sa che sono lunari. Mi ritengo un uomo mite che vive per la sua famiglia”. Sofferenza e dolore che potete trovare in maniera completa nell’intervista pubblicata da Panorama.

Vincenzo Mastroberardino, meccanico pavese e compagno di cella per dieci mesi di Massimo Bossetti, ha raccontato al settimanale Oggi: “Massimo vuole la superperizia sul Dna, è sicuro che quel profilo genetico non sia il suo, ‘altrimenti’, me l’ha ripetuto mille volte, ‘sarei un pazzo a chiederla’. Se non la concedono – aggiunge – potrebbe fare una follia. Ci ha già provato e l’abbiamo salvato per miracolo”, riferendosi al tentato suicidio del muratore bergamasco. Mastroberardino parla di Bossetti come un uomo distrutto e riferisce: “Massimo è un libro aperto. Quando parla ti guarda negli occhi. Non riesce a nascondere nulla, non ti volta mai le spalle. E quando non parla prega e piange affondando la testa nel cuscino. L’ho sentito piangere di notte e di giorno. Quando riceve le lettere della mamma e della sorella, quando guarda le foto dei suoi bambini che ha incollato alla parete della cella, quando parla di suo padre Giovanni… La sua angoscia sono i figli. Teme di perderli”. Racconta di come passavano le giornate: “Massimo legge, scrive molto e riceve tanta corrispondenza… Poi guarda la tv, non perde una trasmissione di cronaca e siccome in cella si ricevono solo quattro canali ci siamo fatti un’antenna artigianale che abbiamo infilato fra le sbarre della finestra. Cucina con due piccoli fornellini: fa anche la polenta e soprattutto è molto bravo con i dolci. Ne prepara di squisiti. Ma la cosa migliore che mangiavamo era il salame bergamasco che gli fa avere Pietro, il suo grande amico”. Due vite che si sono incrociate, che vede quella di Bossetti a breve in un’aula del Tribunale, con la speranza che emerga la verità sull’omicidio di Yara Gambirasio.

Photo Credits Facebook

Impostazioni privacy