Clamoroso: l’ospedale di Londra apre a “altri trattamenti” per il piccolo Charlie

Svolta nella terribile vicenda di Charlie Gard, il bimbo inglese di 11 mesi a cui l’ospedale londinese dove è in cura avrebbe dovuto “staccare la spina” a causa della sua malattia genetica incurabile. Ora da Roma arriva la richiesta ufficiale di sottoporre il piccolo a un protocollo sperimentale. E Londra risponde: “Giusto tentare la cura”. 

A pochi giorni dagli interventi su Twitter prima di Papa Francesco e poi del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, il Great Ormond Street Hospital di Londra si è rivolto all’Alta Corte per una nuova udienza sul caso del piccolo Charlie Gardalla luce delle richieste relative a possibili altri trattamenti“. Lo riportano Bbc e Sky News dopo che il pediatrico della Santa Sede, l’ospedale Bambino Gesù di Roma, ha inviato una lettera all’ospedale londinese chiedendo ufficialmente ai medici inglesi di poter somministrare al bimbo un protocollo sperimentale “che può funzionare”. Questa la risposta dell’ospedale di Londra dove è in cura Charlie, secondo quanto riporta il sito web dell’Ansa: “È giusto tentare la cura, ne siamo convinti insieme ai genitori“. “Due ospedali internazionali e i loro ricercatori – aggiunge il Great Ormond Street – ci hanno comunicato nelle ultime 24 ore di avere nuovi dati a proposito del trattamento sperimentale da essi proposto”.

Si apre così uno spiraglio, sottolinea Repubblica.it, dopo che ieri 6 luglio la mamma di Charlie, Connie Yates, aveva dato all’associazione Mitocon la drammatica notizia: “Stanno per staccargli la spina, oggi, forse domani”. L’associazione delle famiglie e dei pazienti mitocondriali italiana aveva quindi lanciato l’appello alle autorità britanniche a fermare la procedura, perché il protocollo per il trattamento sperimentale a cui sottoporre il bambino era ormai pronto.

Clamoroso: l'ospedale di Londra apre a "altri trattamenti" per il piccolo Charlie
Il post col quale sulla pagina Facebook di supporto a Charlie Gard è stato pubblicato un estratto della lettera del Bambino Gesù inviata al Geat Ormond di Londra

E in effetti oggi 7 luglio, in una nuova giornata di questa corsa contro il tempo, il Great Ormond Street Hospital ha ricevuto dall’Ospedale Bambino Gesù la comunicazione: “Ci sono evidenze” in laboratorio che il protocollo può funzionare. Con annessa richiesta ufficiale ai medici inglesi di poterla somministrare al bambino. Il testo del documento, su carta intentata dell’Ospedale romano, dove sono state omesse le firme dei medici, è stato postato dalla zia di Charlie sul profilo Facebook di sostegno Charlie Gard #Charliesfight. Anche la premier britannica, Theresa May, avrebbe auspicato un ripensamento sulla vicenda del piccolo da parte dei medici londinesi. Nei giorni scorsi il leader laburista, che della May chiede da tempo le dimissioni (per altre vicende), Jeremy Corbyn, aveva preso posizione apertamente a favore dei genitori di Charlie.

Gli esperti dell’equipe internazionale che, guidata dall’ospedale pediatrico della Santa Sede, ha redatto il documento, propongono una terapia a base di deossinucleosidi, delle molecole simili ai “mattoni” del Dna. Charlie è afflitto dalla sindrome di deperimento mitocondriale (deplezione del Dna), la quale provoca un progressivo indebolimento dei muscoli. Si tratta di una malattia rarissima: solo 16 casi in tutto il mondo. Il bambino viene mantenuto in vita dalle macchine.

Nel documento del pediatrico Bambino Gesù di Roma, i medici dimostrano, sulla base di studi già su riviste scientifiche e di dati ancora non pubblicati, che queste molecole – i deossinucleosidi – sono in grado di superare la barriera emato-encefalica, quella che separa i vasi sanguigni dal cervello, e quindi avere effetto sull’encefalopatia che ha colpito il piccolo. “Esistono evidenze scientifiche – scrivono – a sostegno del fatto che i deossinucleosidi esogeni applicati a cellule umane con mutazione RRM2B in coltura, accrescono la replicazione e favoriscono il miglioramento della sindrome da deplezione del Dna”.

Charlie Gard, 10 mesi, con i genitori Chris e Connie

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Photo credits: Twitter, Facebook

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