Fine vita, la svolta di Papa Francesco: “Lecito evitare l’accanimento terapeutico. Non è eutanasia”

Apertura netta del Papa al rifiuto di ogni accanimento terapeutico sui malati gravi. È avvenuto giovedì 15 novembre con un messaggio inviato al Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, monsignor Vincenzo Paglia, e a tutti i partecipanti al Meeting Regionale Europeo della World Medical Association sulle questioni del cosiddetto “fine-vita”, in Vaticano.

“SERVE UN SUPPLEMENTO DI SAGGEZZA…”

Per papa Francesco “gli interventi sul corpo umano diventano sempre più efficaci, ma non sempre sono risolutivi: possono sostenere funzioni biologiche divenute insufficienti, o addirittura sostituirle, ma questo non equivale a promuovere la salute. Occorre quindi un supplemento di saggezza, perché oggi è più insidiosa la tentazione di insistere con trattamenti che producono potenti effetti sul corpo, ma talora non giovano al bene integrale della persona“.

ACCANIMENTO TERAPEUTICO ED EUTANASIA

Le parole di Francesco non aprono assolutamente all’eutanasia. La linea del Papa e della Chiesa, infatti, resta quella di sempre. Ma si tratta di termini molto importanti perché dicono che anche per la Chiesa “uno spazio adeguato” deve essere dato “alla dignità dell’essere umano”, ed “evitare accanimento terapeutico non è eutanasia“. In proposito il pontefice ha ricordato il suo predecessore Pio XII. Il quale già aveva sottolineato “in un memorabile discorso rivolto 60 anni fa ad anestesisti e rianimatori”, che “non c’è obbligo di impiegare sempre tutti i mezzi terapeutici potenzialmente disponibili e che, in casi ben determinati, è lecito astenersene“.

RINUNCIA ALLE CURE E SPROPORZIONE DI ESSE

Papa Bergoglio parte dal presupposto che oggi “la medicina ha sviluppato una sempre maggiore capacità terapeutica, che ha permesso di sconfiggere molte malattie, di migliorare la salute e prolungare il tempo della vita. Essa ha dunque svolto un ruolo molto positivo”. “D’altra parte – ricorda però ancora Francesco -, oggi è anche possibile protrarre la vita in condizioni che in passato non si potevano neanche immaginare“. Per questo la richiesta di un “supplemento di saggezza” e la rinuncia ai mezzi terapeutici quando non c’è proporzionalità.

“ACCETTARE DI NON POTER IMPEDIRE LA MORTE”

Anche il Catechismo della Chiesa cattolica in merito è chiaro. Rinunciando alle cure “non si vuole procurare la morte: si accetta di non poterla impedire”. “Questa differenza di prospettiva – scrive il Papa – restituisce umanità all’accompagnamento del morire, senza aprire giustificazioni alla soppressione del vivere. Vediamo bene, infatti, che non attivare mezzi sproporzionati o sospenderne l’uso, equivale a evitare l’accanimento terapeutico, cioè compiere un’azione che ha un significato etico completamente diverso dall’eutanasia, la quale rimane sempre illecita, in quanto si propone di interrompere la vita, procurando la morte”.

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