Frase shock contro la figlia di Maria Chindamo: guai in vista per la professoressa

Una frase che ha lasciato tutti interdetti quella pronunciata da una professoressa del liceo scientifico di Palmi in occasione della Festa della donna rivolta alla figlia di Maria Chindamo, l’imprenditrice agricola scomparsa dal 2016.

È ancora avvolta nel mistero la scomparsa Maria Chindamo, l’imprenditrice agricola di 44 anni, madre di 3 figli, aggredita e sequestrata la mattina di venerdì 6 maggio 2016 a Laureana di Borrello, in provincia di Vibo Valentia. Non fanno ben sperare le uniche tracce certe rinvenute nell’automobile della donna, trovata a motore acceso davanti all’ingresso della terra di sua proprietà: macchie di sangue sono state trovate sulla carrozzeria e sul muretto del cancello dell’azienda agricola. Per i tre figli, orfani di padre, la vita da quel giorno è drasticamente cambiata.

A sconvolgere ulteriormente l’intera famiglia è stata la frase shock pronunciata, in occasione della Festa della donna, da una professoressa del liceo scientifico frequentato dalla figlia di Maria Chindamo, proprio rivolto alla ragazza: “Le donne andrebbero tutte sterminate, non servono a nulla“. I familiari della donna non hanno esitato e, al racconto della ragazza, hanno depositato un esposto alla Procura di Palmi.

Un episodio veramente allarmante, soprattutto se si tiene conto che ad affermare tale nefandezza è stata una donna e docente di storia. Secondo la ricostruzione dei legali della famiglia di Maria Chindamo la ragazza si trovava in classe e, vista l’apposita circolare disposta dalla dirigente scolastica, in cui si autorizzava la visione di un film sulla figura della donna dalle ore 10 fino alle 12, ha sollecitato la docente di storia perché consentisse a lei e ai compagni la visione del film. Qui dunque la docente ha risposto con una frase davvero da brividi e non contenta, vedendo il disappunto sulla faccia della ragazza, ha esclamato: “Tu sempre con questo sorriso, ti dovrebbero fare ministro dell’allegria!“. La professoressa, una volta avvertita la dirigente scolastica dell’accaduto, ha confermato quanto successo in aula, senza mostrare alcun pentimento. Al momento la docente continua a stare in aula e ad insegnare, anche se è stato avviato un provvedimento disciplinare all’Ufficio scolastico provinciale e sarà compito della Procura accertare la sussistenza di profili di responsabilità penale per la condotta tenuta.

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