Omicidio Jessica Valentina Faoro, la lettera shock del killer: “Volevo andare ai funerali. Non ho trovato corretto che ci fosse l’ex fidanzato”

A due mesi dall’omicidio di Jessica Valentina Faoro il tranviere dell’Atm reo confesso, Alessandro Garlaschi, ha scritto una lettera in cui fa delle richieste ben precise al suo avvocato.

Si riaccendono i riflettori sulla morte della 19enne Jessica Valentina Faoro, la ragazza uccisa a coltellate il 7 febbraio scorso a Milano, mentre si trovava nell’appartamento del tranviere Alessandro Garlaschi come collaboratrice domenica. Questa volta ad attirare l’attenzione è proprio il dipendente dell’Atm che ha confessato l’omicidio. L’uomo, in carcere, ha scritto una missiva al suo avvocato, riportata dalla trasmissione Quarto Grado, nella puntata andata in onda il 6 aprile.

Alessandro Garlaschi nella lettera da lui redatta chiede un colloquio con il suo legale, aggiungendo di necessitare di una perizia psichiatrica, oltre di voler avere un colloquio con la moglie e con la madre della povera Jessica. “Non ho mai parlato con i giornalisti, quindi loro la verità non la sanno. – scrive Alessandro Garlaschi proseguendo – Con Jessica ho passato 12 giorni stupendi. Preciso, come già saprà, che ho chiamato io il 112 per avere un automedica per Jessica, un’ambulanza per me e la polizia. Avevo chiesto alla polizia in questura di partecipare ai funerali, ma mi è stato negato”, rivela il tranviere.

Proprio in merito al funerale aggiunge Alessandro Garlaschi: “Non ho trovato corretto che alla cerimonia funebre abbiano fatto partecipare l’ex ragazzo di Jessica con la polizia penitenziaria. Perché lui è un santo? Provate a vedere la quantità di reati che ha alle spalle”. Il tranviere ha poi aggiunto: “Ho solo cercato di aiutare Jessica a cambiare vita e ci ero quasi riuscito. Vorrei spiegarle tutto fino al tredicesimo giorno di persona, in modo tale che mi conosce e vede che persona sono”. “Vorrei capire anche io cosa sia successo quel giorno – aggiunge Alessandro Garlaschi – perché non ricordo. Ho in mente però molto bene la fase finale, cioè gli ultimi secondi. Jessica moriva, davanti a me, fissandomi negli occhi e proferendo: ‘Scusami Alessandro’. E subito dopo: ‘Non respiro’. Dopo tre secondi è morta. Non ho potuto fare più nulla”. E conclude: “Vi chiedo la perizia psichiatrica per capire il motivo di questo mio gesto assolutamente non voluto, in quanto volevo molto bene a Jessica”.

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