Morte Stefano Cucchi, chiesta nuova maxi perizia nel processo d’appello per i medici

È stata chiesta una nuova perizia per accertare il nesso tra le condotte colpose, già accertate, e la morte di Stefano Cucchi. La richiesta è stata formulata dall’accusa nel terzo processo d’appello ai cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini.

Una nuova perizia è stata richiesta per accertare il nesso tra le condotte colpose, già verificare, e la morte di Stefano Cucchi, il geometra romano deceduto il 22 ottobre del 2009 durante la custodia cautelare dopo essere stato arrestato per droga. La richiesta è stata avanzata dal pg Arcibaldo Miller nel terzo processo d’appello ai cinque medici dell’ospedale Sandro Pertini di Roma, in cui fu ricoverato il giovane detenuto. Ad essere imputati sono il primario Aldo Fierro, i dottori Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis Preite e Silvia Di Carlo.

I giudici della II Corte d’Assise d’Appello, presieduta da Tommaso Picazio, come riporta Il Fatto Quotidiano, dopo aver ascoltato gli interventi delle parti civili, tra cui il Comune di RomaCittadinanzattiva – Tribunale per i diritti del malato, e dei difensori degli imputati, ha aggiornato l’udienza a metà maggio per ascoltare gli ultimi avvocati. Nella stessa data è prevista, al termine dell’udienza, il ritiro della Corte in camera di consiglio così da poter stabilire se riaprire l’istruttoria dibattimentale e eventualmente con quali modalità.

Gli avvocati difensori si sono detti contrari all’ipotesi di una nuova perizia, mentre Cittadinanzattiva, come riporta Il Fatto Quotidiano, l’ha considerata una subordinazione alla richiesta formale di sentire alcuni periti o medici. Attesa è dunque la decisione in merito della Corte. Cresce la tensione per questa complessa vicenda che vide i medici inizialmente portati a processo per l’accusa di abbandono d’incapace. I dottori vennero condannati in primo grado, nel giugno del 2013, per omicidio colposo. In appello vennero assolti. La Cassazione intervenne e rimandò indietro il processo e i nuovi giudici confermarono l’assoluzione. Successivamente la Cassazione intervenne nuovamente, rinviando a un altro processo. 

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