Caso Sissy Trovato Mazza: annunciato lo sciopero della fame, chiesto l’intervento del Presidente Mattarella

Dopo la notizia della sospensione dello stipendio per l’agente Sissy Trovato Mazza, in coma a causa di un colpo di pistola alla nuca, il segretario Di Giacomo scrive al Presidente della Repubblica Mattarella.

Bella, sempre sorridente, così appare nelle foto Maria Teresa Trovato Mazza, per tutti Sissy, e così la descrivono i familiari e gli amici. La giovane poliziotta, di soli 28 anni, è stata ferita gravemente da un colpo di pistola, mentre si trovava nell’ascensore dell’ospedale civile di Venezia, il primo novembre del 2016, per controllare una detenuta che aveva da poco partorito. Cosa sia successo quella tragica mattina rimane ancora un mistero. La giovane da quel giorno non ha mai ripreso coscienza e dal mese di febbraio le è stato sospeso lo stipendio. Purtroppo i familiari ora si ritrovano senza tale sostegno economico, che fino ad allora era stato utilizzato per sostenere le spese legali per Sissy. La Procura non è riuscita a raccogliere elementi determinanti per prendere in considerazione la pista del tentato omicidio. Per tali ragioni chi indaga intende archiviare il caso come suicidio. Ipotesi alla quale i genitori dell’agente si sono da sempre opposti, puntualizzando che la ragazza non ha mai mostrato segni di malessere.

Il segretario generale del Sindacato Polizia Penitenziaria (S.PP.), Aldo di Giacomo, dopo aver telefonato al padre di Sissy, ha deciso di raccogliere l’appello della famiglia scrivendo una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Come riportato dal comunicato pubblicato dal S.PP., Di Giacomo ha annunciato il ricorso allo sciopero della fame per tenere accesa l’attenzione sul caso di Sissy Trovato Mazza, sottolineando che l’agente penitenziaria e la sua famiglia sono stati lasciati soli dall’Amministrazione Penitenziaria che pensa più ai detenuti. “Dal mese di febbraio scorso alla nostra collega le è stato persino tolto lo stipendio in applicazione di una norma che viene applicata burocraticamente senza tenere conto in alcun modo del caso specifico e delicatissimo. Per questa ragione le parole del padre – ‘Sissy è stata abbandonata dalle Istituzioni che ogni giorno serviva, onorava la sua divisa, rispettava i colleghi ed il suo lavoro. Se oggi penso che mia figlia appartenesse alla Polizia Penitenziaria, provo profonda vergogna’ – dovrebbero pesare come macigni sulla coscienza di tutti, a cominciare da chi ha la responsabilità dell’amministrazione penitenziaria e quindi delle donne e degli uomini in divisa che quotidianamente prestano servizio nelle nostre carceri a rischio della propria incolumità come dimostrano le decine di aggressioni e colluttazioni negli istituti al giorno”.

Il segretario generale Di Giacomo ha aggiunto: “Sappiamo che è da qualche tempo attivo il ‘Comitato Civico di Sissy, la Calabria è con te’ che ha il merito di esprimere quella vicinanza alla famiglia mancata a livello istituzionale e politico e per questo intendiamo svolgere anche noi una funzione di supporto materiale alla famiglia e perché il caso, dopo il clamore ottenuto dai media, da trasmissioni televisive, non finisca nel dimenticatoio”. “Sono convinto – aggiunge Di Giacomo – che il Presidente Mattarella, come ha dimostrato in tanti altri casi analoghi, prenderà a cuore questa vicenda e da buon padre di famiglia di tutti gli italiani interverrà, nei modi e con gli strumenti che riterrà più opportuni, a salvaguardia dei diritti della Trovato e della sua famiglia. Due diritti su tutti: la tutela della vita perché Sissy si trova ricoverata in condizioni gravi in una struttura sanitaria riabilitativa a Zingonia, in provincia di Bergamo, in stato vegetativo e lotta ogni giorno per continuare a vivere; la verità su cosa è accaduto due anni fa nell’ascensore dell’ospedale di Venezia dove è stata trovata, ferita da un colpo di pistola, si badi bene, alla nuca”. Concludendo il segretario generale del S.PP. scrive: “Noi non ci stancheremo di sostenere entrambi i diritti in una vicenda che da personale e di una famiglia è diventata vicenda di cui un Paese civile deve occuparsi“.

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