Omicidio Chiara Poggi, Alberto Stasi minacciato sui social: rifiuta 15 mila euro di risarcimento

La donna imputata a Milano per diffamazione e minacce aggravate, pubblicate su Facebook, nei confronti di Alberto Stasi ha offerto 15 mila euro di risarcimento all’uomo condannato dell’omicidio della fidanzata Chiara Poggi. L’ex bocconiano ha rifiutato il risarcimento perché non congruo. 

“Non volevo minacciare Alberto Stasi, io avevo paura di lui. Scrivevo quello che mi diceva Chiara, con cui comunicavo anche dopo la sua morte perché ho questo dono fin da bambina”, aveva dichiarato Maria Grazia Montani, imputata a Milano per diffamazione e minacce aggravate ai danni di Alberto Stasi. La donna aveva bersagliato di insulti e minacce il fidanzato di Chiara Poggi su Facebook, in una pagina atta a chiedere giustizia per la ragazza uccisa brutalmente nel 2007 nella propria abitazione a Garlasco. La Montani, di anni 51, nella precedente udienza aveva sostenuto di parlare quotidianamente con Chiara Poggi. Stando alle sue dichiarazioni, sarebbe stata la ragazza stessa a dirle di leggere alcuni articoli di giornale. In merito ad un incontro avvenuto nel 2013 tra Alberto Stasi e l’imputata, Maria Grazia Montani ha riferito di essere andata alla stazione di Famagosta perché Chiara Poggi le aveva detto di andare lì. Stasi, dal canto suo, aveva riferito di essere stato pedinato dalla donna.

L’avvocato della donna, il legale Adriano Bazzoni, come riporta Il Giorno, ha proposto nella mattinata di ieri, 18 giugno, 15 mila euro di risarcimento per far ritirare la querela da cui è scaturita l’indagine e il processo a carico della sua assistita. L’avvocato Giada Bocellari, che tutela e assiste Alberto Stasi, costituitosi parte civile, ha rifiutato l’offerta ritenendola incongrua e troppo bassa per il danno causato al suo assistito.

Le parole scritte nella pagina Facebook hanno avuto per Alberto Stasi un forte impatto emotivo sulla sua persona e su coloro che lo circondano, in quanto, a suo avviso, sono stati pubblicati centinaia di messaggi anche con tono minaccioso, che rivelano una vera ossessione da parte dell’imputata nei suoi confronti. Il giudice ha rinviato il processo al prossimo 6 luglio, così da consentire alle parti di trovare un accordo sull’eventuale risarcimento.

Photo Credits Facebook

Impostazioni privacy