Omicidio Fortuna Loffredo, shock: Raimondo Caputo innocente? “Non ha ucciso lui la piccola”

È iniziato il processo di secondo grado a carico di Raimondo Caputo, l’uomo condannato all’ergastolo per l’omicidio di Fortuna Loffedo, la bimba lanciata nel vuoto, il 24 giugno del 2014, al Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. 

Dopo le 186 pagine che hanno raccontato il delitto di Fortuna Loffredo, per tutti Chicca, la bambina più volte violentata da Raimondo Caputo, fino al giorno in cui si è ribellata ed è stata lanciata nel vuoto, si è tornati in aula per il processo di secondo grado. Il presunto mostro, accusato e condannato all’ergastolo per la morte di Chicca, ha continuato a professarsi innocente anche davanti alla terza sezione della Corte d’Assise d’Appello di Napoli.

Nella mattinata del 29 giugno hanno preso parola gli avvocati di Raimondo Caputo e di Marianna Fabozzi, al tempo compagna dell’uomo, accusata e condannata a 10 anni in primo grado per aver permesso gli abusi sessuali nei confronti di Fortuna Loffredo e su una delle sue figlie, amichetta del cuore di Chicca. A prendere parola prima di tutti sono stati gli avvocati delle parti civili, tra cui l’associazione Difesa minori che in primo grado aveva presentato la richiesta di risarcimento danni, non accolta però dai giudici. Come riporta la stampa locale, successivamente ha preso la parola all’avvocato Paolino Bonavita, difensore di Raimondo Caputo, il quale ha continuato a sostenere l’innocenza del suo assistito chiedendo alla Corte di assolverlo.

In aula l’avvocato ha sostenutol’assenza di prove che dimostrino la colpevolezza di Caputo. Contro di lui vi è però la dichiarazione della figlia di Marianna Fabozzi. La bimba, infatti, sostenne che quest’ultimo, soprannominato Titò, condusse Fortuna, contro la sua volontà, fino all’ottavo piano. L’avvocato del presunto mostro del Parco Verde di Caivano ha chiesto alla Corte anche la derubricazione del reato, da omicidio volontario a omicidio preterintenzionale. Anche l’avvocato Salvatore Di Mezza, dopo aver presentato una memoria difensiva della sua assistita, ha chiesto l’assoluzione per Marianna Fabozzi o in alternativa una pena più mite.

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