Maria Chindamo vittima di un agguato pianificato: la firma del colpevole si cela dietro la data? La sconvolgente ipotesi di Roberta Bruzzone

Si riaccendono i riflettori sulla scomparsa di Maria Chindamo, l’imprenditrice calabrese sparita nel nulla nel maggio del 2016. La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone torna nella sua rubrica sul settimanale Giallo sul caso, rivelando al sua ipotesi.

È ancora avvolta nel mistero la scomparsa Maria Chindamo, l’imprenditrice agricola di 44 anni, madre di 3 figli, aggredita e sequestrata la mattina di venerdì 6 maggio 2016 a Laureana di Borrello, in provincia di Vibo Valentia. Le uniche tracce rinvenute nell’automobile della donna hanno fatto pensare al peggio. La macchina fu trovata a motore acceso davanti all’ingresso dell’azienda agricola con evidenti macchie di sangue sulla carrozzeria. Anche sul muretto del cancello dell’azienda agricola fu trovato il sangue della donna. Quella mattina Maria Chindamo aveva un appuntamento con alcuni operai, ma neanche il tempo di scendere dalla sua auto per aprire il cancello che qualcuno l’ha aggredita. 

La criminologa e psicologa forense Roberta Bruzzone si è soffermata nella sua rubrica sul settimanale Giallo (che trovate in edicola fino al 5 settembre) rivelando il suo punto di vista sul caso. Come ricorda l’esperta, proprio durante la mattinata in cui Maria Chindamo è stata aggredita e sequestrata, una persona della zona ha notato un’auto passare nei pressi del luogo dell’agguato. “Stando a quanto è emerso – scrive Roberta Bruzzone – la donna sembra essere stata vittima di un agguato pianificato da tempo, con lucida precisione e nel minimo dettaglio. A supporto di tale considerazione vi sarebbe un elemento ritenuto molto significativo: l’inquietante coincidenza, sotto il profilo temporale, della data della morte del marito e del rapimento di Maria“. 

L’anno precedente la scomparsa di Maria Chindamo, il marito della donna si è suicidato, forse a causa anche dell’enorme delusione dettata dalla separazione con la moglie, esattamente l’8 maggio del 2015, di venerdì. Nel 2016 l’8 maggio sarebbe caduto di domenica, un giorno che di norma una mamma trascorre con i propri figli, magari tra le mura domestiche, e quindi non rappresenterebbe un momento ideale per eseguire un rapimento. Potrebbe essere stato questo il pensiero dei responsabili della sparizione di Maria e che li avrebbe fatti optare per il venerdì, stesso giorno settimanale della morte del marito. La criminologa Roberta Bruzzone ha poi concluso: “Continuo a ritenere che tale data rappresenti una sorte di firma sulla vicenda“.

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